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La “difficile”posizione del MIT in merito alla privacy.

24 Luglio 2003 Commenta

Se non si arriva alla Costituzione di Internet, le regole rischiano d’essere dettate da logiche tecnologiche e di mercato. Lo sostiene il Garante, ma il Ministro Stanca preferisce non prendere posizione. Come mai?
La recente e preoccupata relazione del Garante per la protezione dei dati personali sull’attivita’ 2002 e’ diventata, infatti, anche, oggetto di interrogazione parlamentare: l’on. Russo Spena traendo spunto dalle osservazioni del Garante e principalmente dalle sue preoccupazioni conseguenti all’incessante innovazione scientifica e tecnologica, che congiunge campi fino ad ieri lontani come l’elettronica e la genetica e che sembra rendere vana ogni pretesa di offrire tutele giuridiche, tanto che il nostro patrimonio personale gira liberamente nelle banche di tutto il mondo, ha rivolto in data 22 luglio un’interrogazione al Ministro per l’Innovazione e le Tecnologie chiedendo se alla luce delle perplessita’ avanzate dal Garante “il Governo ritenga di accogliere la proposta del professore Rodota’ di una convenzione internazionale in materia di protezione dei dati personali, facendosene promotore e sostenitore in occasione del semestre di presidenza italiana dell’Unione europea”, a tale interrogazione il ministro Stanca ha risposto, con immediatezza, il giorno dopo.

Era sicuramente prevedibile una qualche iniziativa parlamentare conseguente alle autorevoli e “forti” osservazioni del Garante per la protezione dei dati personali ed e’ puntualmente arrivata a nome dell’on. Russo Spena che ha richiamato nella sua interrogazione alcuni passi della relazione del Garante tra cui il riferimento al rischio che il nostro corpo diventi una password.
Il Ministro Stanca nella sua risposta del 23 luglio sottolinea che l’obiettivo del Governo e’ innanzitutto quello di migliorare la qualita’ della vita dei cittadini con l’uso delle nuove tecnologie nel rispetto della sicurezza e della privacy. Proprio su questo presupposto il Ministero per l’Innovazione cerca di operare sempre in fattiva collaborazione con il Garante.
Lo stesso Ministro puntualizza che le preoccupazioni espresse nell’interrogazione vanno tuttavia collocate nell’ambito di una considerazione globale dei benefici socio-economici che scaturiscono dall’innovazione tecnologica.
Difatti non bisogna dimenticare che e’ senz’altro positivo il crescente sviluppo di banche dati di grandi dimensioni in quanto esse comportano innegabili vantaggi, oltre che nello svolgimento dell’attivita’ amministrativa, anche nel migliorare in generale la qualita’ della vita dei cittadini e nel promuovere le attivita’ produttive ed economiche.

Il Ministro, quindi, precisa che le banche dati, per la loro stessa natura, non sono un male; cio’ che e’ preoccupante, ai fini della tutela dei diritti delle persone e della sicurezza delle informazioni, e’ sicuramente l’uso che delle stesse puo’ farsi.
Diventa, quindi, necessario sotto questo profilo governare i processi di sviluppo e promuovere le regole per il rispetto dei diritti (cosa che per la verita’ gia’ sembra sia stata fatta con il recente Testo Unico sulla privacy ancora non reso pubblico).
Lo stesso Ministro ha poi richiamato nella sua risposta la recente attivita’ internazionale del MIT sul fronte della tutela dei dati personali come i lavori dell’OCSE relativi a sicurezza e privacy da cui e’ scaturito il documento “Privacy on-line – policy e practical guidance”. Inoltre la partecipazione ad un gruppo di lavoro interministeriale per il recepimento della Convenzione di Budapest sul “cybercrime” attraverso un disegno di legge di ratifica il cui obiettivo primario e’ quello di evitare che le reti informatiche e l’informazione elettronica siano utilizzate per commettere reati, anche in violazione della privacy.
Numerose, poi, sono state le iniziative europee e internazionali, a cui l’Italia ha partecipato, in materia di rischi connessi allo sviluppo della Societa’ dell’Informazione. In particolare il Ministro ha ricordato la Conferenza mondiale sulla privacy del settembre 2002 tenutasi a Cardiff e la riunione annuale dei Garanti europei tenutasi a Siviglia il 3 e 4 aprile 2003. Naturalmente lo stesso Stanca ha ritenuto necessario sottolineare l’importanza, anche per questo argomento, della recente dichiarazione ministeriale approvata nel corso della conferenza europea tenutasi a Cernobbio il 7 e 8 luglio scorsi nel quale si afferma, in un apposito paragrafo, che la realizzazione di servizi pubblici on-line nei Paesi dell’Unione dovra’ tenere pienamente presenti le regole concernenti la protezione dei dati personali come indicati nella Carta europea dei diritti fondamentali e nelle altre normative europee.
Il Ministro per l’Innovazione e le Tecnologie termina il suo riscontro all’interrogazione con l’impegno del Governo italiano di imporre la questione della privacy al vertice mondiale sulla societa’ dell’informazione organizzato dall’ONU, che si terra’ a Ginevra nel prossimo dicembre, come condizione per lo sviluppo e l’innovazione tecnologica.

Per quanto, sotto molti aspetti, indubbiamente esaustiva, la risposta del Ministro Stanca all’interrogazione dell’on. Russo Spena ci porta a due immediate osservazioni.
Innanzitutto lo stesso Ministro, pur sottolineando l’importanza delle banche dati non puo’ negare che nell’attuale era tecnologica le caratteristiche personali di un individuo possono essere tranquillamente scisse e fatte confluire in diverse banche dati, ciascuna di esse contraddistinta da una specifica finalita’.

Su tale presupposto puo’ essere facilmente ricostruita la c.d. persona elettronica attraverso le tante tracce che lascia negli elaboratori che annotano e raccolgono informazioni sul suo conto.
Allo stato attuale sono evidenti, quindi, sia il timore che la semplificazione delle procedure e la dimensione globale delle reti informatiche possano tradursi in un appiattimento e svuotamento dei diritti delle persone fisiche e giuridiche, sia la consapevolezza della oggettiva utilita’ di tali strumenti che trascendono l’ambito nazionale sia la necessita’ di armonizzare quei diritti con la realizzazione di interessi pubblici e collettivi, dando attuazione, anche nel nostro ordinamento, alle applicazioni comunitarie in materia.
Altra osservazione, di carattere piu’ critico, e’ la “non risposta” del Ministro alla domanda oggetto dell’interrogazione. Difatti per quanto Stanca sottolinei il notevole impegno internazionale dell’Italia sul fronte della privacy, nulla dice sull’idea del Garante, ricordata dall’on. Russo Spena, in merito alla regolamentazione di Internet che necessita di una vera e propria convenzione internazionale.
Secondo il prof. Rodota’ arrivare a questo tipo di documento richiede lunghe negoziazioni tra i governi.
Ma l’avvio di una trattativa potrebbe stimolare tutti i soggetti coinvolti nella gestione di Internet (cittadini, provider, produttori, imprese, autorita’ garanti) a sperimentare codici comuni di autoregolamentazione, a verificare quali problemi possano essere risolti con strumenti tecnologici (privacy enhancing techologies), definendo cosi’ sperimentalmente il campo della futura Convenzione.

Il Garante sostiene che se non si arrivera’ a questa “costituzione di Internet”, le regole rischieranno d’essere dettate soprattutto dalle logiche tecnologiche e dalle logiche (e dalle censure) di mercato.
Purtroppo su questa proposta del prof. Rodota’ il Ministro Stanca ha preferito non prendere posizione.
Come mai?

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