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Summit mondiale sulla societa’ dell’informazione: La regolamentazione di Internet è impresa impossibile

18 Dicembre 2003 Commenta

La spinosa questione della regolamentazione di Internet, che doveva essere affrontata a Ginevra nell’ambito del primo Summit mondiale sulla societa’ dell’informazione (WSIS – World Summit on the Information Society), e’ stata rinviata alla seconda parte del vertice, che si terra’ a Tunisi nel novembre 2005.
La mancanza di un accordo sulla cosiddetta Internet Governance, che si era gia’ registrata nell’ambito delle riunioni preparatorie al Summit, ha rinviato la decisione sull’eventuale trasferimento a un organo dell’Onu del potere di controllo del Web, cosa alla quale si sono fermamente opposti gli Stati Uniti. Per Washington e altri Paesi sviluppati, e’ fondamentale che il controllo di Internet resti nell’ambito privato e non sia trasferito a un’agenzia dell’Onu, come invece hanno proposto Cina e Brasile.
I paesi firmatari hanno dichiarato che la gestione internazionale di Internet dovrebbe avvenire in modo multilaterale, trasparente e democratico, con la piena partecipazione degli Stati, del settore privato e della societa’ civile e degli organismi internazionali.

Come e’ noto Internet nasce nel 1969 come un progetto sperimentale dell’Agenzia di Ricerche per Progetti Avanzati (ARPA) e si chiamava ARPANET.
La rete collegava elaboratori e reti di elaboratori della Difesa, delle imprese operanti in quel settore e degli istituti universitari che svolgevano ricerche connesse alla Difesa. La medesima rete successivamente ha consentito ai ricercatori in tutti gli Stati Uniti di accedere direttamente e di utilizzare i superelaboratori di grandi capacita’ che si trovavano in alcune universita’ ed istituti chiave. Nella sua evoluzione, oltre l’originario ambito di ricerca negli Stati Uniti, verso universita’, societa’ e persone in tutto il mondo, ARPANET ha preso il nome di “DARPA INTERNET” ed infine solo “Internet”.
Invero, mentre ARPANET cresceva, cessando alla fine di esistere, venivano a formarsi reti simili che collegavano universita’, istituti di ricerca, imprese e singoli in tutto il mondo. Queste reti, sia rigide che aperte, comprendevano BITNET, CSNET, FIDONET e USENET. Nel corso degli anni queste (molte delle quali si sovrapponevano) si collegarono fra di loro consentendo agli utenti di qualsiasi degli elaboratori connessi ad una di esse di trasmettere messaggi agli utenti di altre reti. E’ questa la serie di reti collegate (che a loro volta collegano elaboratori e rete di elaboratori) oggi  comunemente definita “Internet”.
Fin dal suo inizio il sistema era concepito come una serie di collegamenti decentralizzati ed autosufficienti tra elaboratori e reti di elaboratori, capaci di trasmettere rapidamente comunicazioni senza diretta partecipazione o controllo umano e con la possibilita’ di dirottare automaticamente le comunicazioni se uno o piu’ collegamenti fossero danneggiati o altrimenti inaccessibili.

Tra i vari obiettivi, il sistema di elaboratori intercomunicanti era stato creato per consentire alle comunicazioni di proseguire anche se parti della rete fossero state danneggiate.
Per realizzare questo mezzo di comunicazione flessibile su scala nazionale (e piu’ globale) ARPANET incoraggio’ la creazione di collegamenti multipli da e per ciascun elaboratore (o rete di elaboratori) posto sulla rete. In tal modo un elaboratore situato a Washington poteva essere collegato (normalmente attraverso una linea telefonica dedicata) ad altri elaboratori situati in Stati vicini o sulla costa orientale degli Stati Uniti. Ciascuno di questi elaboratori poteva a sua volta essere collegato ad altri elaboratori, i quali a loro volta sarebbero stati collegati ad altri ancora.
I messaggi tra elaboratori su Internet non viaggiano necessariamente ed interamente lungo lo stesso percorso. Internet utilizza protocolli di commutazione a pacchetto che consentono a singoli messaggi di essere suddivisi in “pacchetti” piu’ piccoli che sono inviati separatamente e poi automaticamente riuniti dall’elaboratore ricevente. Mentre tutti i “pacchetti” di un determinato messaggio spesso viaggiano lungo lo stesso percorso verso le loro destinazioni, se gli elaboratori lungo la strada diventano sovraccarichi, i “pacchetti” possono essere dirottati su elaboratori meno carichi.
Nessun singolo ente – universita’, impresa, governo, istituzione non-profit – gestisce Internet. Internet non appartiene a nessuno, non e’ finanziata da istituzioni, governi o organizzazioni internazionali e non e’ un servizio commerciale. Questa realta’ costituisce contemporaneamente sia la forza che la debolezza di Internet. La forza poiche’ tale rete planetaria non puo’ essere soggetta a nessuna influenza esterna assumendo quindi un’indipendenza assoluta; la debolezza poiche’ la sua connotazione acentrica ed in un certo senso “anarchica” comporta tutti quegli inconvenienti derivanti dalla mancanza di un effettivo controllo dall’alto, con la nascita di nuove fattispecie criminose. Internet non e’ un’entita’ fisica o tangibile, ma piuttosto una gigantesca rete che interconnette un numero infinito di gruppi piu’ ristretti di reti informatiche collegate fra di loro. Si tratta dunque di una rete di reti.

Attualmente la supervisione della Rete spetta ad alcuni organismi privati, come l’ICANN (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers), il W3C (World Wide Web Consortium) e la IETF (The Internet Engineering Task Force).
L’ICANN, creato nel 1998 sotto l’egida delle Autorita’ americane, sovrintende all’assegnazione dei domini e degli indirizzi Internet e opera sulla base di un accordo con il governo degli Stati Uniti e comunque vede l’adesione di piu’ di cento Paesi. Il W3C e la IETF gestiscono alcune regole per la posta elettronica e Internet. Si tratta comunque di organi che si occupano essenzialmente del governo tecnico della Rete, mentre non e’ individuabile alcuna infrastruttura ne’ identificabile alcun soggetto responsabile a cui si possa imputare l’effettiva gestione della Rete.

La Francia spera in un “codice universale” di regolamentazione di Internet elaborato dall’Onu, che puo’ considerarsi la fonte maggiore del Diritto internazionale.
Questa regolamentazione internazionale dovrebbe, affrontare le questioni tecniche (attribuzione degli Indirizzi Internet, gestione dei nomi dei domini, ecc…), ma anche vigilare sulla proprieta’ intellettuale o i diritti degli utenti. Questa e’ una soluzione auspicata anche da una nostra valida dottrina (FROSINI) che da tempo sostiene la necessita’ di stipulare accordi a valenza internazionale per regolare il fenomeno Internet. In particolare potrebbe essere promossa la stipulazione di convenzioni che uniformino la materia sia dal punto di vista delle norme sostanziali che da quello delle norme di conflitto.
Tale soluzione auspicata da piu’ parti potrebbe essere senz’altro valida nel momento in cui rappresenti lo spunto per la creazione di un vero e proprio corpo di norme uniformi che tengano conto anche dell’esperienza maturata dai diversi stati mondiali.

Lo stesso Garante per la privacy prof. Rodota’ ha delle idee ben precise in merito alla regolamentazione di Internet che confluiscono sempre nella necessita’ di porre in essere una vera e propria convenzione internazionale. Secondo il prof. Rodota’ arrivare a questo tipo di documento richiede lunghe negoziazioni tra i governi.
Ma l’avvio di una trattativa potrebbe stimolare tutti i soggetti coinvolti nella gestione di Internet (cittadini, provider, produttori, imprese, autorita’ garanti) a sperimentare codici comuni di autoregolamentazione, a verificare quali problemi possano essere risolti con strumenti tecnologici (privacy enhancing techologies), definendo cosi’ sperimentalmente il campo della futura Convenzione. Se non si arrivera’ a questa “costituzione di Internet”, le regole rischieranno d’essere dettate soprattutto dalle logiche tecnologiche e dalle logiche (e dalle censure) di mercato.

La necessita’ di una regolamentazione di Internet e’ diventata urgente in questi ultimi tempi contraddistinti da una utilizzazione abusiva, incontrollata e criminale di questo strumento di informazione e di comunicazione.
Basti pensare all’inquietante connubio Internet-pedofilia, all’ipotesi di Internet come luogo privilegiato per il riciclaggio di denaro sporco per capire che se non si interviene subito a disciplinare l’uso di Internet e le sue varie applicazioni c’e’ il rischio di vedere criminalizzata la “Rete delle reti” con la conseguente perdita della liberta’ che l’ha sempre contraddistinta.

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