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Web: cacciato da forum, lo viola. E’ falso, parla l’incolpato

14 Marzo 2004 Commenta

In passato, frequentavo un webforum sul sito tradimento.it, appartenente alla societa’ Media Strategy di Parma, il web forum e’ moderato ovvero i messaggi non vengono pubblicati in tempo reale, ma vengono prima vagliati da un moderatore e successivamente pubblicati.


Lo scrivente e’ persona direttamente interessata alla faccenda di cui si parla qui ed ha inteso fornire ulteriori informazioni.


Bisogna pero’ dire -continua- che la moderazione e’ sempre stata “faziosa”, ovvero i messaggi di alcune persone che stavano a cuore al moderatore, venivano sempre e comunque pubblicati anche se erano offese dirette ad altri utenti, compreso il sottoscritto a cui non veniva neanche data la possibilita’ di replicare o smentire quel che veniva detto.
Per accedere in lettura ed in scrittura sul forum non vengono chiesti dati identificativi, ovvero chiunque puo’ inviare un messaggio semplicemente inserendo un nickname ed un titolo, pero’ non e’ concesso firmare i messaggi con un indirizzo di posta elettronica qualsiasi, ma e’ necessario iscriversi ai servizi di posta elettronica gratuiti forniti dal sito stesso e quindi si forniscono i propri dati personali alla societa’ che gestisce il sito.
Il 25 febbraio 2002 il sito subisce un presunto attacco informatico, rimane offline per tre giorni dopo i quali viene ripristinato, anche se non completamente.
Quasi un anno dopo, ovvero il 13 gennaio 2003, mi ritrovo in casa la polizia postale che si presenta con un decreto di perquisizione di carattere generale senza l’indicazione di elementi rilevanti tranne la data in cui sarebbe avvenuto il presunto reato ed il luogo.
Gli agenti portano via qualsiasi cosa assomigliasse ad un supporto informatico, ma anche se appartenenti alla Polizia Postale, in realta’ non erano sufficientemente preparati e non erano accompagnati da nessun consluente tecnico opportunamente nominato.
Il materiale inoltre e’ stato portato via senza sigilli che potessero preservare il tutto, in modo da garantire che non venisse alterato nulla.
Fino a quel momento ero all’oscuro di denunce a mio carico e che si stesse procedendo nei miei confronti; solo con una opportuna istanza ex art 335 (n.d.r.: c.p.p.), indirizzata alla procura di Parma sono riuscito a sapere la fonte delle accuse e cosi’ a memoria sono riuscito a risalire ai fatti.
E qui viene il bello, perche’ nell’ora in cui sono avvenuti i fatti io non ero neanche collegato ad internet, i tabulati telefonici dovrebbero essere una delle prove su cui si dovevano basare le indagini ma pare che questi non siano mai stati presi in esame.

Si parla di presunte “trappole”, che avrebebro permesso di “incastrarmi”, in realta’ quando si e’ verificato il fatto sono semplicemente stati forniti alle autorita’ i dati personali che avevo utilizzato per registrare degli indirizzi di posta elettronica sui siti della MediaStrategy.
Secondo quanto riportato dalle varie testate sembra quasi che tutta l’indagine si sia svolta in tempi rapidi, invece i tempi sono stati molto lunghi ed dovrebbe apparire immediatamente assurdo il fatto che sia stato sequestrato un computer 11 mesi dopo che il fatto sia stato commesso.
Al momento non mi risulta che sia stato emesso nessun decreto di condanna e nessun rinvio a giudizio nei miei confronti.
Sul procedimento io non so praticamente nulla, tranne che la mia privacy e’ stata violata (il computer e’ contenitore di corrispondenza, diari ed altre cose riservate), e che i ritardi sono stati giustificati con “la particolare complessita’ delle indagini”.
Bastava verificare i tabulati telefonici, invece si sono serviti della perquisizione e del sequestro non come mezzo di ricerca delle prove, ma come mezzo di ricerca della notizia di reato, cosa peraltro inammissibile perche’ lesiva dei diritti costituzionali dell’indagato.

L’attacco informatico informatico al sito
tradimento.it in realta’ -conclude la nota-potrebbe non essere neanche avvenuto, potrebbe essersi trattato semplicemetne di un guasto sfruttato in malafede per accusare me. Non c’e’ stata nessuna “bravura” nella cancellazione di tracce che non sono mai esistite.

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