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Nuovo fondo per l’innovazione delle PMI

1 Giugno 2004 Commenta

Un nuovo tipo di fondo a favore delle PMI che intendono adottare l’innovazione tecnologica ed in particolare quella digitale per essere piu’ competitive e’ stato approvato dal Comitato dei Ministri per la Societa’ dell’Informazione.
Lo hanno annunciato i Ministri Lucio Stanca e Antonio Marzano: in particolare il Ministro per le Attivita’ Produttive ha detto che e’ stata costituita una sezione speciale del Fondo Centrale di Garanzia per le PMI, con una dotazione di 60 milioni di euro, destinati ad innescare investimenti tecnologici in innovazione digitale per almeno 1,5 miliardi di euro, per non meno di 7 mila piccole e medie imprese.
Il Ministro per l’Innovazione e le Tecnologie, Lucio Stanca, ha spiegato che sinora le aziende, soprattutto le piccole e medie, avevano difficolta’ ad accedere al credito bancario per gli investimenti in beni immateriali, quali l’innovazione digitale (consulenze, software, brevetti, formazione, ma anche in investimenti tecnologici digitali che diventano facilmente obsoleti), in quanto tali beni, di fatto, non sono pignorabili e, quindi, non tutelano gli istituti sul recupero del credito.
Il nuovo Fondo, pertanto, aggira questo ostacolo intervenendo direttamente a favore del sistema creditizio che, di conseguenza, sara’ meglio tutelato in caso di inadempienza dell’impresa.

I due Ministri hanno chiarito che saranno ammissibili investimenti in innovazione tecnologica, organizzativa e commerciale di importo compreso tra i 20 mila e i 200 mila euro per impresa e che la garanzia sara’ cumulabile con tutte le misure di incentivazione alle PMI, nei limiti di intensita’ fissati dall’UE.
Questo, assieme alla maggior copertura (ai livelli massimi consentiti dall’UE) e alla gratuita’ del Fondo, rende tale strumento molto piu’ potente.
La novita’ di questa iniziativa, rispetto ai fondi precedenti in materia di innovazione, e’ che la garanzia rilasciata e’ di tipo sussidiario, ossia commisurata alla perdita finale della banca, una volta escusse tutte le altre garanzie, a titolo oneroso (ma gratuito al Sud) e con copertura fino al 60% del fondo (all’80% per il Sud).
La garanzia a prima richiesta puo’ essere fatta valere dalla banca immediatamente, gia’ alla prima morosita’.
L’iniziativa del Comitato dei Ministri della societa’ dell’informazione si inserisce nel quadro di tutta una serie di interventi governativi diretti a favorire lo sviluppo delle piccole e medie imprese.

Si pensi in particolare al protocollo di intesa firmato dai due Ministri Stanca e Marzano il 20 marzo 2003 proprio per favorire lo sviluppo e l’applicazione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (Ict) nelle imprese, a partire da quelle medie e piccole.
Il documento ha puntato ad armonizzare le iniziative e competenze dei due ministeri attraverso una strategia unica per sviluppare l’Ict nel sistema delle imprese, ottimizzando l’uso delle risorse disponibili.
Il protocollo prevede, tra l’altro, il comune impegno all’introduzione di incentivi per le imprese che adotteranno infrastrutture e sistemi di Ict.
Sono inoltre previste proposte ed iniziative per l’utilizzo dei fondi previsti per lo sviluppo del commercio elettronico e dell’innovazione tecnologica nelle imprese, nonche’ azioni di monitoraggio a favore di iniziative per lo sviluppo dell’e-commerce.
Nell’ambito del Protocollo sono anche previste iniziative per favorire la digitalizzazione dei distretti industriali e delle filiere, e per facilitare l’accesso delle piccole medie imprese al mercato della pubblica amministrazione per la fornitura di beni e servizi.

Successivamente ed in applicazione allo stesso protocollo di intesa i due Ministri hanno emanato un bando, che prevede finanziamenti per 62,8 milioni di euro allo scopo di sostenere la competitivita’ delle piccole e medie imprese italiane mediante il ricorso all’innovazione digitale.
Questa misura di incentivazione – la prima in Italia ad essere mirata in modo diretto al miglioramento dell’efficienza delle PMI attraverso l’applicazione all’organizzazione aziendale delle tecnologie della informazione e della comunicazione (ICT) – si e’ inserita nell’ambito del “Piano per l’Innovazione digitale nelle imprese”, lanciato dagli stessi ministri nel luglio 2003, che ha dato il via ad un insieme di interventi di natura fiscale, regolamentare, finanziaria e promozionale definiti.
Le spese ammissibili previste nel bando hanno riguardato in particolare i servizi professionali per lo studio e la realizzazione di processi aziendali innovativi finalizzati al recupero di competitivita’; i servizi professionali necessari alla realizzazione di nuove applicazioni informatiche a supporto dell’azione di reingegnerizzazione; gli acquisti sia di brevetti e licenze, sia di hardware o software; l’acquisizione di servizi di connettivita’ a larga banda.
L’innovazione e’ uno dei principali fattori della crescita economica, sia a livello microeconomico, sia a livello macroeconomico. E’ pertanto urgente e necessario superare i ritardi che l’Italia registra sotto molti aspetti.

Gia’ nel Documento di Programmazione economico-finanziaria 2003-2006, il Governo,  nei tempi e nei limiti compatibili con gli equilibri di finanza pubblica si e’ posto fra i principali obiettivi l’adozione di politiche industriali e finanziarie per la diffusione dell’ICT, con particolare riguardo alle PMI e al Sud.
In particolare attraverso la promozione dell’economia ICT sia sul fronte della domanda, sia su quello dell’offerta attraverso la ricerca applicata ICT ed il suo trasferimento industriale, lo sviluppo del Commercio Elettronico attraverso interventi che mirino all’accrescimento della fiducia degli utenti ed alla definizione del quadro normativo, l’adozione delle tecnologie ICT nel mondo produttivo, in particolare nelle PMI, l’utilizzo del telelavoro, della telemedicina e la diffusione delle tecnologie ICT nel turismo e nella fruizione dei beni culturali.
Per favorire la ricerca applicata dell’ICT nell’ambito delle PMI il Dipartimento per l’Innovazione e le Tecnologie ha individuato, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione Universita’ e Ricerca e il Ministero delle Attivita’ Produttive, alcune linee di azione sinergiche sintetizzate nelle “Linee guida del Governo per lo sviluppo della Societa’ dell’Informazione nella legislatura” del maggio 2002.
In particolare secondo il Governo e’ necessario, innanzitutto favorire il trasferimento e l’utilizzo di tecnologie ICT innovative al sistema delle PMI e dei distretti industriali attraverso la: predisposizione di strumenti di agevolazione finanziaria e fiscale, compatibili con le politiche ed i vincoli comunitari, in grado di promuovere le attivita’ di ricerca svolta dalle PMI e la formazione del personale nei settori dell’ICT, con particolare riferimento all’alta formazione ed a quella mirata a formare soggetti in grado di operare nel campo della ricerca applicata; realizzazione, nell’ambito del Portale nazionale delle tecnologie ICT, di un’area di ausilio alle PMI per la ricerca di partnership e sinergie in progetti di ricerca nei settori dell’ICT, per l’accesso a fonti di finanziamento per la ricerca nei settori dell’ICT e per il conseguimento di brevetti sia in ambito nazionale che europeo nei settori dell’ICT; realizzazione di incubatori specifici per le imprese dell’ICT in stretta collaborazioni con le principali Universita’; promozione di azioni di supporto alle capacita’ di investimento e commercializzazione accelerata di nuove tecnologie (spin-off, venture capital).
La maggior parte delle ricerche condotte negli ultimi anni sia a livello nazionale che internazionale indicano chiaramente che le piccole e medie imprese trovano molti fattori inibitori all’adozione di nuove tecnologie, infatti le statistiche piu’ recenti sull’eBusiness in Italia confermano una significativa diffusione solo tra le imprese di maggiore dimensione.

L’utilizzo delle tecnologie digitali nella PMI per l’eBusiness e’ stato fino a questo momento rallentata per: assenza di un quadro giuridico chiaro e prevedibile (scarsa fiducia nei contratti stipulati via Internet); carenza di risorse umane tecnologicamente preparate ad operare in un’azienda digitalizzata; scarsa fiducia nei pagamenti elettronici; percezione di scarsa adattibilita’ ai mercati virtuali dei beni e servizi prodotti dall’azienda; percezione di un mercato di utenti ancora troppo ridotto; assenza di standard definiti e soluzioni informatiche pronte, che rendono l’investimento in tecnologia altamente rischioso; barriere della logistica; scarsa sicurezza nella rete; disponibilita’ e costo della larga banda.

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