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Rodota’: la privacy a favore dei navigatori

21 Giugno 2004 Commenta

Stefano Rodota’ in un’intervista esclusiva a G.A. Cavaliere, per StudioCelentano.it ha precisato che “le norme recentemente aggiornate in tema di privacy non devono spaventare i navigatori, ma anzi devono tutelare i loro dati personali che viaggiano in rete”.
Nel corso del Convegno “Innovazioni tecnologiche e privacy” organizzato dal Garante per la protezione dei dati personali il 17 e 18 giugno 2004 a Roma presso la sede dell’Autorita’, il prof. Rodota’ ha infatti approfondito le tematiche piu’ scottanti inerenti al rapporto progresso tecnologico e privacy soffermandosi su concetti quali la “relativizzazione della tecnologia” che non sempre vengono presi in considerazione durante i processi e le politiche di sviluppo tecnologico ma che sono fondamentali ai fini della tutela della persona e principalmente di un piu’ completo progresso della societa’ civile.
© 1999-2004 G.A. Cavaliere for StudioCelentano.it
Non sempre la soluzione tecnologica e’ la piu’ vantaggiosa se non opportunamente regolata ed adeguata al contesto sociale e civile in cui si sviluppa.
Questo e’ stato il primo monito del prof. Rodota’ preoccupato da una “voglia” di nuove tecnologie talvolta non accompagnata da un’intelligente e consapevole applicazione delle stesse.
Secondo Rodota’ nell’era attuale sono ancora troppo alti i rischi di “derive tecnologiche” che possono produrre gravi effetti distorsivi.
Distorsioni nell’uso delle risorse quando, ad esempio, queste vengono investite in impianti di videosorveglianza privi di vera utilita’ per la sicurezza.
Distorsioni nell’organizzazione degli interventi quando, ad esempio, ci si affida a grandi banche dati centralizzate, tecnicamente difficili da gestire, vulnerabili agli attacchi, accompagnate da affidamenti in outsourcing spesso inadeguati, soprattutto tali da distogliere l’attenzione dalla necessita’ di raccolte e di indagini mirate.
Distorsioni nella percezione e nell’analisi della realta’ quando, ad esempio, le raccolte di informazioni vengono adoperate per frettolose traduzioni di un fenomeno in termini di ordine pubblico, invece di indagarne le ragioni sociali e di avviare, quindi, politiche piu’ adeguate.
Le regole di privacy divengono cosi’ anche fattore di efficienza, e si rivelano strumenti indispensabili per una analisi dei rapporti tra societa’ e tecnologia.
Una valutazione d’“impatto privacy” dovrebbe ormai accompagnare molti interventi legislativi ed organizzativi. Altrimenti, la corsa verso raccolte sempre piu’ imponenti di dati personali non produce strumenti migliori di conoscenza della realta’, ma un assordante “rumore di fondo tecnologico” che puo’ addirittura rendere piu’ complessa l’azione pubblica.

L’affidarsi cieco alle tecnologie, ritenendo che in esse risieda ormai la soluzione di ogni problema, puo’ risolversi in una delega in bianco, con la politica che rischia di farsi espropriare dei suoi compiti di scelta e di decisione su gravi questioni sociali.
Rodota’ ha inoltre ricordato che e’ necessaria un’estrema cautela nell’uso delle tecnologie biometriche. L’attenzione per queste nuove tecnologie non deve essere “acritica”, ma e’ necessario tener conto che le stesse presentano fattori di rischio.
In tale contesto assume quindi una grande rilevanza il principio di necessita’ di cui all’art. 3 del Codice per la protezione dei dati personali che secondo Rodota’ rappresenta un’autentica “sfida” ai tecnologi.
Sin da quando sono stati affrontati i primi problemi di privacy gli studiosi si sono posti il problema della necessita’ o meno di una specifica tutela avuto riguardo al rapporto tra “riservatezza-computer”; l’impiego dell’elaboratore elettronico, infatti, consente di impadronirsi ed archiviare informazioni che riguardano l’individuo, comprese quelle della sua vita privata sottoponendolo, cosi’, ad una nuova forma di dominio, che si potrebbe chiamare “il potere informatico”.
Il “right to privacy” ha quindi acquistato un nuovo significato ed una nuova ampiezza, che non poteva avere un secolo fa: questo ora consiste nel diritto, riconosciuto al cittadino, di esercitare anche un controllo sull’uso dei propri dati personali inseriti in un archivio elettronico (FROSINI).
Anch’esso fa parte del “diritto all’informazione”, in quanto espressione del diritto di informarsi sul proprio conto e di poter disporre dei dati informatizzati, di cui e’ in possesso il gestore di un elaboratore elettronico; piu’ correttamente puo’ parlarsi di “liberta’ informatica” intesa come una nuova manifestazione del tradizionale diritto alla liberta’ personale; che si aggiunge a quelle del diritto di disporre liberamente del proprio corpo, di esprimere liberamente il proprio pensiero.
Il diritto alla riservatezza, per effetto della nuova dimensione acquisita, non viene, infatti, piu’ inteso in un senso puramente negativo, come facolta’ di ripulsa delle intromissioni di estranei nella vita privata, o di rifiutare il consenso alla diffusione di informazioni sul proprio conto, di rinuncia alla partecipazione nella vita sociale;  ma in senso positivo, come affermazione della  liberta’ e dignita’ della persona, e come potere di limitare il potere informatico, controllandone i mezzi ed i fini di quel potere.
Il prof. Rodota’ ha voluto anche soffermarsi sull’attuale piano di e-government avuto riferimento principalmente alla 2ª fase che vede un maggiore avvicinamento tra cittadino e realta’ locali.

Ebbene, secondo il giurista, l’intero piano rischia molto nel momento in cui tutte le iniziative che consentono la partecipazione del cittadino alla formazione della volonta’ locale e nello stesso tempo la possibilita’ per lo stesso di usufruire di servizi on line comportino la “schedatura” del cittadino e la conseguente tracciabilita’ di profili: il risultato di tali iniziative sarebbe ovviamente disastroso con una caduta di fiducia nei confronti delle istituzioni.
In altri termini ed e’ questo secondo Rodota’ il vero nocciolo della questione “la tecnologia non puo’ ritenersi depositaria dei fini sociali ma deve misurarsi con i valori della societa'”.
Stefano Rodota’, nel corso della intervista rilasciata a G.A. Cavaliere, per StudioCelentano.it ha precisato che questa legge rappresenta uno dei passaggi fondamentali per la tutela di una sfera personalissima dell’uomo, come quella dei dati personali.

Professore, secondo Lei quale e’ la curva di successo dell’attuazione delle norme sulla privacy da parte degli utenti di Internet?
In sostanza, i navigatori hanno recepito in maniera chiara e pacifica le nuove direttive in tema di protezione dei dati personali?

Non saprei dare una risposta precisa a questa domanda.
Non sono un esperto che possa prevedere le future evoluzioni di un mondo che, come quello della rete, e’ caratterizzato da molteplici sfaccettature e difficolta’ interpretative.


Secondo Lei come deve essere visto l’impatto che le nuove norme sulla privacy hanno su tutti gli utenti della rete: bisogna interpretare queste disposizioni come un obbligo per gli utenti o semplicemente come una normale evoluzione per un mondo pronto a ricevere una siffatta regolamentazione?

Il Garante sta cercando in questi tempi (e si sta impegnando parecchio nel fare cio’) di creare misure minime, che riescano a contemperare le esigenze di tutela dei dati personali con quelle degli utenti, diretti fruitori delle stesse.
Ribadisco che proprio per venire in contro a queste differenti esigenze si e’ cercato di introdurre misure (appunto) minime che riuscissero a creare una sorta di scudo molto semplice e facilmente comprensibile da chiunque.


Come chiusura della due giorni in tema di Privacy a Piazza di Monte Citorio, si e’ svolta una tavola rotonda con illustri personalita’, che, moderate da Carlo Massarini, hanno affrontato il tema caldo del rapporto fra nuove tecnologie e riservatezza dei dati.
Il Ministro per l’Innovazione e le Tecnologie, dott. Lucio Stanca, ha precisato che il nostro Paese e’ sempre indietro nella diffusione delle nuove tecnologie.

Ben vengano, dunque, tutte le attivita’ di sviluppo tecnologico che gli possano portare giovamento.
La politica deve massimizzare le possibilita’ di sviluppo e deve diminuire il c.s. digital divide. Nella politica di diffusione di questo principio ci si attiene a tre punti cardinali del nostro Governo: diffondere la tecnologia; includere le categorie di persone piu’ deboli; infondere fiducia nei navigatori. In particolare, il Ministro, proprio per specificare la necessita’ per il nostro Paese di incrementare lo sviluppo tecnologico ha accennato al fenomeno “Spam e Governo”, in relazione all’invio in massa di Short Messages (SMS) a ridosso delle elezioni.
Il Ministro ha affermato che non vi e’ nulla da scandalizzarsi se il Governo ha scelto uno dei mezzi piu’ veloci e utilizzati strumenti comunicativi del terzo millennio.
Se non vi fossero stati gli SMS, ha affermato il Ministro, ma l’invio puro e semplice di lettere via posta, non si sarebbero potute raggiungere milioni di persone con la velocita’ e la semplicita’ di un SMS.

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