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Studi legali, cosa cambia con il processo telematico

9 Maggio 2005 Commenta

Computer collegati in rete in grado di dialogare fra di loro e con gli uffici giudiziari, sofisticate banche dati in grado di interconnettersi con altre di uguale complessita’, programmi gestionali non solo aventi per oggetto l’organizzazione di uno studio legale ma anche lo svolgimento e l’esecuzione di determinate procedure giudiziarie.



Non e’ uno scenario fantascientifico, ma semplicemente la prospettiva non troppo futura ed in certi casi gia’ attuale che si apre davanti ai moderni studi legali che intendono non perdere colpi di fronte all’incalzare di nuove normative che spingono sempre piu’ verso l’applicazione di un’evoluta informatica giudiziaria in tutte le sue componenti: gestionale, documentaria, amministrativa e decisionale.
Si fa riferimento in particolare all’ormai “famoso” processo telematico che fa tanto discutere negli ambienti giudiziari, ma stenta a decollare nonostante la ferma volonta’ istituzionale di avviarlo quanto meno nei suoi fondamenti.
Come e’ noto, difatti, in data 19 novembre 2004 e’ stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il Decreto del Ministero della Giustizia datato 14 ottobre 2004 recante “le regole tecnico-operative per l’uso di strumenti informatici e telematici nel processo civile”. Tale decreto e’ stato adottato in virtu’ di una previsione specifica della normativa fondamentale in tema di processo telematico e cioe’ il “famigerato” D.P.R. n. 123 del 13 febbraio 2001 che detta il regolamento sull’uso di strumenti informatici e telematici nel processo civile ed anche amministrativo e che doveva essere operativo a partire dal 1° gennaio 2002 (art. 19).
Con tali regole, indubbiamente, si fa un grande passo in avanti verso la piena operativita’ del processo telematico e vengono offerte una serie di indicazioni molto dettagliate che si spingono alla definizione di questioni tecniche alle quali il giurista medio non e’ abituato.
Con il processo telematico si rientra nell’ambito della informatica giudiziaria gestionale da intendersi come il ramo che investe i procedimenti che si svolgono con l’intervento del giudice e delle parti. Il processo viene gestito con l’ausilio dell’elaboratore, nel quale vengono memorizzati, sotto forma di dati codificabili, tutti gli atti del processo, che corrispondono ad attivita’ strutturate.
Il processo, ed in generale le procedure che prevedono l’intervento del giudice e delle parti, risolvendosi in una sequenza di atti orientati ad un risultato, coordinati fra loro e sufficientemente strutturati, si prestano agevolmente alla codificazione e, quindi, all’automatizzazione.
Non siamo piu’ nell’ambito di una prospettiva statica dell’automazione che si limita ad una mera attivita’ di consultazione di dati giuridici e giudiziari eteronomi; ma in tal caso l’avvocato si pone in una prospettiva dinamica che tende ad inserire gli studi legali nel circuito formativo dei dati; in tal caso gli studi legali assumono un ruolo attivo, con un contributo diretto all’automazione di processi gestionali aperti, ove possibile, ad apporti esterni agli uffici giudiziari.

In effetti il procedimento giudiziario non ha soltanto un carattere conoscitivo; esso ne ha anche uno pratico, procedurale, che consiste proprio nello svolgimento del processo in una successione di fasi temporali, a partire dalla comunicazione giudiziaria o dall’atto introduttivo ad istanza di parte, e che procede attraverso la fase istruttoria, le udienze, con allegazioni dei relativi documenti, la formazione dei fascicoli giudiziari, il deposito degli atti, la decisione e pubblicazione della sentenza, con la successiva conservazione dei fascicoli giudiziari.

A questo complesso “diritto in movimento” si riferisce la parte piu’ attuale dell’informatica giudiziaria, che ha dunque un suo carattere distintivo in quanto essa e’ operativa, oltre che conoscitiva; per valerci di una formula famosa, essa riguarda non la law in books, ma la law in action.
S’intende che i due aspetti o momenti dell’applicazione dell’informatica all’esperienza giuridica sono appaiati fra loro, come le due facce del mitico Dio Giano, giacche’ l’informatica giudiziaria comprende l’archiviazione elettronica, il reperimento del dato giuridico globale, gli elenchi anagrafici di vario genere e la composizione dei fascicoli computerizzati.
L’elemento innovativo e decisivo per il nuovo sviluppo dell’automazione dei dati giuridici e’ pero’ quello rappresentato dall’avvento della telematica, che consente la trasmissione dell’informazione a distanza, l’informatica distribuita ed interattiva, la telecomunicazione fra i giudici, le nuove forme di controllo e di partecipazione all’iter processuale sia da parte degli operatori interessati sia da parte degli organi preposti all’Amministrazione Giudiziaria.

Il processo telematico, per ora previsto unicamente per il processo civile (ai sensi del D.P.R. n. 123/2001), consentira’ agli avvocati di consultare telematicamente il fascicolo di cancelleria, di depositare memorie e documenti senza doversi recare presso il tribunale, di avvalersi delle nuove tecnologie per notificare gli atti alle controparti, nonche’ di accedere alle banche dati dei singoli uffici giudiziari per la consultazione delle sentenze emesse.

La sfida culturale che si trovano di fronte gli avvocati e’ quella di saper adattare i metodi lavorativi alle nuove tecnologie, magari sopportando alcuni piccoli sacrifici iniziali che saranno sicuramente in futuro premiati una volta che il processo civile telematico sara’ a regime.
Bisogna in effetti sottolineare che la professione forense sta assumendo sempre piu’ le dimensioni e la rilevanza di attivita’ di impresa, con conseguenti necessita’ di studiare ed adottare nuovi modelli organizzativi e strutturali. Anche il mercato richiede prestazioni di servizi veloci e rispondenti alle esigenze di una clientela sempre piu’ informata ed attenta, con inevitabili ricadute sulla tempistica delle attivita’ anche solo giornaliere.

Accanto alla “cultura d’impresa” si sta sviluppando “la cultura della professione” che porta ad adeguare il modo di concepire e di organizzare le attivita’ professionali. L’evoluzione dell’attivita’ professionale evidenzia una sempre minore importanza del rapporto diretto cliente-professionista ed il crescente peso delle “risorse” a disposizione del professionista e dell’uso che questi ne fa.
Cambiano i modelli organizzativi: dallo studio del singolo professionista allo studio associato (anche interdisciplinare), dalla struttura basata su piccole realta’, all’organizzazione di societa’ di mezzi che offrono al “consulente professionista” sedi strutturate, personale adeguato, supporti tecnologici all’avanguardia, ecc.
Si sta passando da una struttura personalistica ad un modello che ha molti punti di contatto con quello di un’azienda. Sara’ quindi inevitabile che, molto presto, (le societa’ di ingegneria ne costituiscono un esempio) questo maggior peso dell’elemento reale su quello personale si rifletta sulle strutture organizzative che diverranno “societa’ di professionisti”. Entro questa logica appare coerente immaginare che esse tenderanno a mutuare dai “processi aziendali” tutti quei modelli compatibili con l’esercizio della professione.
Ormai e’ sempre piu’ sentita l’esigenza, da parte degli avvocati e dei professionisti del settore, di gestire i processi di prestazione dell’opera intellettuale in un’ottica di ottimizzazione dei tempi e delle risorse, oltre che di monitoraggio dei costi. Inoltre, una realta’ lavorativa sempre piu’ competitiva e altamente specialistica impone anche agli operatori del diritto scelte innovative dirette alla terziarizzazione di alcuni processi organizzativi troppo onerosi da gestire internamente, al fine di garantirne una maggiore efficienza e versatilita’.
Tutto cio’, comporta, quindi, non solo maggiori investimenti da parte degli studi legali, ma gli stessi devono essere piu’ mirati e tendere verso una diversa organizzazione degli stessi studi piu’ al passo con i tempi.

La vera sfida che si trovano oggi ad affrontare gli operatori del diritto non e’ tanto una sfida tecnologica, ma culturale.
Apprendere l’utilizzo di tali nuovi strumenti, capirne le modalita’ di funzionamento e riuscire ad integrarli nel lavoro quotidiano e’ il prossimo passo che tutti sono chiamati a fare. In particolare gli avvocati, quali primi “utenti” del processo civile telematico, dovranno saper adeguare, anche in tempi relativamente brevi, il proprio metodo di lavoro all’utilizzo di tali nuovi strumenti.

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