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Privacy. Perché Whatsapp non piace

3 Marzo 2013 Commenta

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Uno dei programmi a cinque stelle dell’iTunes Store è finito sotto la lente del Garante della Privacy.

FOGGIA. Gli utenti di smartphone amano mandarsi messaggi, soprattutto se questi non si pagano.
Ma se a farne le spese sono i dati personali degli stessi utenti o, magari, di quelli di altri ignari contatti, allora le cose cambiano.
E’ questo il problema che ha sollevato il nostro Garante per il trattamento dei dati personali.
Secondo il Garante, infatti, “alcune caratteristiche nel funzionamento dell’applicazione comportano implicazioni e rischi specifici per la protezione dei dati personali degli utenti”. Il problema sta nel fatto che l’applicazione effettua il trattamento dei dati degli utenti che non usano direttamente Whatsapp, ma che si ritrovano all’interno della rubrica di coloro che hanno installato l’applicazione.
In base alla normativa italiana, infatti, il trattamento dei dati personali comprende un’ampia selezione di attività, fra cui “la raccolta, la registrazione, l’organizzazione, la conservazione, la consultazione”, ecc. Pertanto, anche l’attività che svolge la società Whatsapp rientrerebbe all’interno di questa ampia definizione. Se l’interessato (cioè il soggetto cui si riferiscono i dati) non ha ricevuto adeguata informativa e non ha prestato il relativo consenso, allora si può parlare di trattamento illecito dei suoi dati.

Scritto da Gerardo Antonio Cavaliere

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