Baby-squillo. Facebook al tornasole
Sono raccapriccianti i risvolti dell’indagine che ha portato alla luce del sole un giro di baby-prostitute a Roma. Sui social network l’adescamento.
FOGGIA. Sono i social network ad aver distrutto la vita di queste quattordicenni o si tratta semplicemente un medium di stampo moderno?
Il giro di baby-prostitute scoperto dai Carabinieri di Roma ha avuto Facebook come centro nevralgico di comunicazioni. Certo dai messaggi di testo intercettati dai cellulari delle persone coinvolte nel giro di prostituzione emerge un quadro desolante e raccapricciante. Le vite di queste ragazzine, sfruttate in un appartamento dei Parioli, si sono intrecciate inevitabilmente con i risvolti tecnologici di un social network che gravita attorno alle fantasie, agli sfoghi e alle mistificazioni quotidiane elevate a un Mi Piace esponenziale.
Tutta colpa degli adescatori che vagano su Facebook, dei clienti delle minorenni, delle mamme consapevolmente coinvolte o della schiettezza comunicativa dei social network? Difficile dare una immediata risposta, ma certamente non si può nascondere che il ruolo delle reti sociali non si deve sottovalutare. Fra le tante stupidaggini che si scrivono sui social network, si fa poca attenzione alle potenzialità comunicative di cui le reti sociali sono impregnate. Il passo con la cruda realtà a volte può sembrare un semplice gioco o un doloroso schiaffo morale.
Bisogna chiedersi, dunque, quale ruolo devono avere i social network all’interno della crescita adolescenziale di ragazze e ragazzi desiderosi (giustamente) di conoscere, ma che vanno seguiti e indirizzati su binari di correttezza e rispetto sociale.
Scritto da Gerardo Antonio Cavaliere
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