Disinformazione online, il test
Un test per aiutare a comprendere se siamo vittime della disinformazione online. Ecco come farlo.
Secondo un sondaggio condotto dall’agenzia di ricerca YouGov, i giovani della cosiddetta “Gen Z” e i millennials, che si affidano principalmente al web per ottenere informazioni, sono più esposti alla disinformazione online rispetto alle persone più anziane. In particolare, coloro che trascorrono più tempo online hanno maggiori difficoltà nel distinguere tra notizie vere e false basandosi solo sui titoli.
I risultati provengono da un quiz chiamato “misinformation susceptibility test” (MIST), reso disponibile online da YouGov in collaborazione con un team di ricercatori dell’Università di Cambridge guidato dallo psicologo Rakoen Maertens. Questo test, che può essere completato in pochi minuti, rappresenta il primo tentativo basato su principi psicologici per valutare la suscettibilità alla disinformazione e ha lo scopo di raccogliere una vasta quantità di dati. È possibile trovare il test a questo indirizzo.
Tra i dati più interessanti emergono le differenze legate all’età dei partecipanti, nonché il loro livello di istruzione e la percezione della propria suscettibilità alla disinformazione online. Maertens e i suoi colleghi hanno selezionato attentamente 10 titoli di notizie reali e 10 falsi generati da intelligenza artificiale, basandosi sui titoli che comunemente si trovano online. I partecipanti devono semplicemente stabilire se ritengono che i titoli siano veri o falsi.
Il test interessa principalmente i residenti negli Stati Uniti o nel Regno Unito. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, il 65% delle risposte è risultato corretto, ma questo dato varia notevolmente in base all’età dei partecipanti. Solo l’11% dei partecipanti americani di età compresa tra i 18 e i 29 anni è riuscito a identificare correttamente 17 o più titoli, mentre il 36% ha ottenuto meno di 10 risposte corrette. D’altra parte, il 36% dei partecipanti di età superiore ai 65 anni ha valutato correttamente almeno 16 titoli.
Il test ha rivelato che le persone che trascorrono tre o più ore al giorno a scopo di svago online sono più inclini a cadere nella trappola della disinformazione, rispetto a coloro che si affidano alle fonti di informazione tradizionali. In particolare, coloro che seguono pubblicazioni come Associated Press e Politico mostrano una maggiore capacità di distinguere i titoli falsi, rispetto a chi si informa principalmente tramite i social network. Questo dato si intreccia con altre ricerche recenti e sembra indicare una correlazione tra l’utilizzo intensivo dei social media da parte dei giovani e un maggiore rischio di esposizione alla disinformazione online in questa fascia d’età.
Scritto da Michele Bellotti
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