AMSTERDAM, BELGIUM. La recente normativa europea in materia di protezione dei dati personali (2002/58/CE) statuisce importanti disposizioni anche per la lotta allo spamming. Purtroppo, pero’, questa nuova e fondamentale legislazione non riesce a bloccare definitivamente il fenomeno. Secondo uno studio condotto dall’Universita’ di Amsterdam, uno dei motivi fondamentali per cui queste disposizioni non sortiscono il risultato sperato consiste nella circostanza che la maggior parte dello spamming che giunge in Europa proviene da Paesi extra-europei. Si auspica, dunque, una legislazione globale e internazionale che ponga stabili regole per la tutela della privatezza di ciascun navigatore. A questa situazione problematica, comunque, si aggiunge il fatto che otto Paesi europei (Belgio, Paesi Bassi, Germania, Grecia, Francia, Lussemburgo, Portogallo e Finlandia) non hanno ancora recepito la direttiva, avendo fatto scadere sei mesi fa l’ultimo termine utile per adeguarsi.

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