Codice Civile
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Libro Quinto: Del lavoro
Titolo II: Del lavoro nell'impresa
Capo I: Dell'impresa in generale
Sezione I: Dell'imprenditore
Art. 2082 Imprenditore
E' imprenditore chi esercita professionalmente un'attività economica
organizzata (2555, 2565) al fine della produzione o dello scambio di beni
o di servizi (2135, 2195).
Art. 2083 Piccoli imprenditori
Sono piccoli imprenditori i coltivatori diretti del fondo (1647, 2139),
gli artigiani, i piccoli commercianti e coloro che esercitano un'attività
professionale organizzata prevalentemente con il lavoro proprio e dei
componenti della famiglia (2202, 2214, 2221).
Art. 2084 Condizioni per l'esercizio
dell'impresa
La legge determina le categorie d'imprese il cui esercizio è subordinato a
concessione o autorizzazione amministrativa.
Le altre condizioni per l'esercizio delle diverse categorie di imprese
sono stabilite dalla legge (e dalle norme corporative).
Art. 2085 Indirizzo della produzione
Il controllo sull'indirizzo della produzione e degli scambi in relazione
all'interesse unitario dell'economia nazionale è esercitato dallo Stato,
nei modi previsti dalla legge (e dalle norme corporative).
Art. 2086 Direzione e gerarchia
nell'impresa
L'imprenditore è il capo dell'impresa (Cost. 41) e da lui dipendono
gerarchicamente i suoi collaboratori.
Art. 2087 Tutela delle conduzioni di
lavoro
L'imprenditore e tenuto ad adottare nell'esercizio dell'impresa le misure
che, secondo la particolarità del lavoro, l'esperienza e la tecnica, sono
necessarie a tutelare l'integrità fisica e la personalità morale dei
prestatori di lavoro.
Art. 2088-2092 (omissis)
Art. 2093 Imprese esercitate da enti
pubblici
Le disposizioni di questo libro si applicano agli enti pubblici inquadrati
nelle associazioni professionali.
Agli enti pubblici non inquadrati si applicano le disposizioni di questo
libro, limitatamente alle imprese da essi esercitate.
Sono salve le diverse disposizioni della legge.
Sezione II: Dei collaboratori dell'imprenditore
Art. 2094 Prestatore di lavoro
subordinato
E prestatore di lavoro subordinato chi si obbliga mediante retribuzione a
collaborare nell'impresa, prestando il proprio lavoro intellettuale o
manuale alle dipendenze e sotto la direzione dell'imprenditore (2239).
Art. 2095 Categorie dei prestatori
di lavoro
I prestatori di lavoro subordinato si distinguono in dirigenti, quadri,
impiegati e operai (att. 95) (Comma così sostituito dalla Legge 13 maggio
1985, n.390).
Le leggi speciali (e le norme corporative), in relazione a ciascun ramo di
produzione e alla particolare struttura dell'impresa, determinano i
requisiti di appartenenza alle indicate categorie.
Sezione III: Del rapporto di lavoro
§ 1 Della costituzione del rapporto di lavoro
Art. 2096 Assunzione in prova
(Salvo diversa disposizione delle norme corporative), l'assunzione del
prestatore di lavoro per un periodo di prova deve risultare da atto
scritto.
L'imprenditore e il prestatore di lavoro sono rispettivamente tenuti a
consentire e a fare l'esperimento che forma oggetto del patto di prova.
Durante il periodo di prova ciascuna delle parti può recedere dal
contratto, senza obbligo di preavviso o d'indennità. Se però la prova è
stabilita per un tempo minimo necessario, la facoltà di recesso non può
esercitarsi prima della scadenza del termine.
Compiuto il periodo di prova, l'assunzione diviene definitiva e il
servizio prestato si computa nell'anzianità del prestatore di lavoro.
Art. 2097 Durata del contratto di
lavoro
Abrogato dall'art. 9, Legge 18 aprile 1962, n. 230.
Art. 2098 Violazione delle norme sul
collocamento dei prestatori di lavoro
Il contratto di lavoro stipulato senza l'osservanza delle disposizioni
concernenti la disciplina della domanda e dell'offerta di lavoro può
essere annullato, salva l'applicazione delle sanzioni penali (2126).
La domanda di annullamento è proposta dal pubblico ministero, su denunzia
dell'ufficio di collocamento entro un anno dalla data dell'assunzione del
prestatore di lavoro (2126, 2964 e seguenti).
§ 2 Dei diritti e degli obblighi delle parti
Art. 2099 Retribuzione
La retribuzione del prestatore di lavoro può essere stabilita a tempo o a
cottimo e deve essere corrisposta nella misura determinata (dalle norme
corporative), con le modalità e nei termini in uso nel luogo in cui il
lavoro viene eseguito.
In mancanza (di norme corporative o) di accordo tra le parti, la
retribuzione e determinata dal giudice, tenuto conto, ove occorra, del
parere delle associazioni professionali.
Il prestatore di lavoro può anche essere retribuito in tutto o in parte
con partecipazione agli utili o ai prodotti con provvigione o con
prestazioni in natura (Cod. Proc. Civ. 409).
Art. 2100 Obbligatorietà del cottimo
Il prestatore di lavoro deve essere retribuito secondo il sistema del
cottimo quando, in conseguenza dell'organizzazione del lavoro, è vincolato
all'osservanza di un determinato ritmo produttivo, o quando la valutazione
della sua prestazione è fatta in base al risultato delle misurazioni dei
tempi di lavorazione.
(Le norme corporative determinano i rami di produzione e i casi in cui si
verificano le condizioni previste nel comma precedente e stabiliscono i
criteri per la formazione delle tariffe).
Art. 2101 Tariffe di cottimo
(Le norme corporative possono stabilire che le tariffe di cottimo non
divengano definitive se non dopo un periodo di esperimento).
Le tariffe possono essere sostituite o modificate soltanto se intervengono
mutamenti nelle condizioni di esecuzione del lavoro, e in ragione degli
stessi. (In questo caso la sostituzione o la variazione della tariffa non
diviene definitiva se non dopo il periodo di esperimento stabilito dalle
norme corporative).
L'imprenditore deve comunicare preventivamente ai prestatori di lavoro i
dati riguardanti gli elementi costitutivi della tariffa di cottimo, le
lavorazioni da eseguirsi e il relativo compenso unitario. Deve altresì
comunicare i dati relativi alla quantità di lavoro eseguita e al tempo
impiegato.
Art. 2102 Partecipazione agli utili
Se (le norme corporative o) la convenzione non dispongono diversamente, la
partecipazione agli utili spettante al prestatore di lavoro(2554) e
determinata in base agli utili netti dell'impresa, e, per le imprese
soggette alla pubblicazione del bilancio (2423, 2435, 2464, 2491, 2516),
in base agli utili netti risultanti dal bilancio regolarmente approvato e
pubblicato (2433 e seguenti).
Art. 2103 Mansioni del lavoratore
Il prestatore di lavoro deve essere adibito alle mansioni per le quali è
stato assunto (att. 96) o a quelle corrispondenti alla categoria superiore
che abbia successivamente acquisito ovvero a mansioni equivalenti alle
ultime effettivamente svolte, senza alcuna diminuzione della retribuzione.
Nel caso di assegnazione a mansioni superiori il prestatore ha diritto al
trattamento corrispondente all'attività svolta, e l'assegnazione stessa
diviene definitiva, ove la medesima non abbia avuto luogo per sostituzione
di lavoratore assente con diritto alla conservazione del posto, dopo un
periodo fissato dai contratti collettivi, e comunque non superiore a tre
mesi. Egli non può essere trasferito da una unità produttiva ad un'altra
se non per comprovate ragioni tecniche, organizzative e produttive.
Ogni patto contrario è nullo.
Art. 2104 Diligenza del prestatore
di lavoro
Il prestatore di lavoro deve usare la diligenza richiesta dalla natura
della prestazione dovuta, dall'interesse dell'impresa e da quello
superiore della produzione nazionale (1176).
Deve inoltre osservare le disposizioni per l'esecuzione e per la
disciplina del lavoro impartite dall'imprenditore e dai collaboratori di
questo dai quali gerarchicamente dipende.
Art. 2105 Obbligo di fedeltà
Il prestatore di lavoro non deve trattare affari, per conto proprio o di
terzi, in concorrenza con l'imprenditore, né divulgare notizie attinenti
all'organizzazione e ai metodi di produzione dell'impresa, o farne uso in
modo da poter recare ad essa pregiudizio.
Art. 2106 Sanzioni disciplinari
L'inosservanza delle disposizioni contenute nei due articoli precedenti
può dar luogo all'applicazione di sanzioni disciplinari, secondo la
gravità dell'infrazione (e in conformità delle norme corporative) (att.
97).
Art. 2107 Orario di lavoro
La durata giornaliera e settimanale della prestazione di lavoro non può
superare i limiti stabiliti dalle leggi speciali (o dalle norme
corporative).
Art. 2108 Lavoro straordinario e
notturno
In caso di prolungamento dell'orario normale, il prestatore di lavoro deve
essere compensato per le ore straordinarie con un aumento di retribuzione
rispetto a quella dovuta per il lavoro ordinario.
Il lavoro notturno non compreso in regolari turni periodici deve essere
parimenti retribuito con maggiorazione rispetto al lavoro diurno.
I limiti entro i quali sono consentiti il lavoro straordinario e quello
notturno, la durata di essi e la misura della maggiorazione sono stabiliti
dalla legge (o dalle norme corporative).
Art. 2109 Periodo di riposo
Il prestatore di lavoro ha diritto ad un giorno di riposo ogni settimana,
di regola in coincidenza con la domenica.
Ha anche diritto dopo un anno d'ininterrotto servizio (lllegittimo, Corte
costituz. 10 maggio 1963, n. 66) ad un periodo annuale di ferie
retribuito, possibilmente continuativo, nel tempo che l'imprenditore
stabilisce, tenuto conto delle esigenze dell'impresa e degli interessi del
prestatore di lavoro. La durata di tale periodo è stabilita dalla legge,
(dalle norme corporative) dagli usi o secondo equità (att. 98).
L'imprenditore deve preventivamente comunicare al prestatore di lavoro il
periodo stabilito per il godimento delle ferie.
Non può essere computato nelle ferie il periodo di preavviso indicato
nell'art. 2118
Art. 2110 Infortunio, malattia,
gravidanza, puerperio
In caso d'infortunio, di malattia, di gravidanza o di puerperio, se la
legge (o le norme corporative) non stabiliscono forme equivalenti di
previdenza o di assistenza, è dovuta al prestatore di lavoro la
retribuzione o un'indennità nella misura e per il tempo determinati dalle
leggi speciali, (dalle norme corporative) dagli usi o secondo equità (att.
98).
Nei casi indicati nel comma precedente, l'imprenditore ha diritto di
recedere dal contratto a norma dell'art. 2118, decorso il periodo
stabilito dalla legge (dalle norme corporative), dagli usi o secondo
equità.
Il periodo di assenza dal lavoro per una delle cause anzidette deve essere
computato nell'anzianità di servizio.
Art. 2111 Servizio militare
(La chiamata alle armi per adempiere gli obblighi di leva risolve ("sospende",
secondo l'art. 1 del D. lgs.C.P.S. 13 settembre 1946, n. 303) il
contratto di lavoro salvo diverse disposizioni delle norme corporative).
In caso di richiamo alle armi, si applicano le disposizioni del primo e
del terzo comma dell'articolo precedente.
Art. 2112 Trasferimento dell'azienda
I primi tre commi sono stati così sostituiti dall' art.47 della Legge
29 dicembre 1990, n.428.
In caso di trasferimento d'azienda, il rapporto di lavoro continua con
l'acquirente ed il lavoratore conserva tutti i diritti che ne derivano.
L'alienante e l'acquirente sono obbligati, in solido, per tutti i crediti
che il lavoratore aveva al tempo del trasferimento. Con le procedure di
cui agli artt. 410 e 411 Cod. Proc. Civ. il lavoratore può consentire la
liberazione dell'alienante dalle obbligazioni derivanti dal rapporto di
lavoro.
L'acquirente e tenuto ad applicare i trattamenti economici e normativi,
previsti dai contratti collettivi anche aziendali vigenti alla data del
trasferimento, fino alla loro scadenza, salvo che siano sostituiti da
altri contratti collettivi applicabili all'impresa dell'acquirente.
Le disposizioni di quest'articolo si applicano anche in caso di usufrutto
o di affitto della azienda (2561 e seguente).
Art. 2113 Rinunzie e transazioni
Così sostituito dall'art.6 della Legge 11 agosto 1973, n. 533
Le rinunzie e le transazioni (1966), che hanno per oggetto diritti del
prestatore di lavoro derivanti da disposizioni inderogabili della legge e
dei contratti o accordi collettivi concernenti i rapporti di cui all'art.
409 Cod. Proc. Civ., non sono valide.
L'impugnazione deve essere proposta, a pena di decadenza, entro sei mesi
dalla data di cessazione del rapporto o dalla data della rinunzia o della
transazione, se queste sono intervenute dopo la cessazione medesima.
Le rinunzie e le transazioni di cui ai commi precedenti possono essere
impugnate con qualsiasi atto scritto, anche stragiudiziale, del lavoratore
idoneo a renderne nota la volontà.
Le disposizioni del presente articolo non si applicano alla conciliazione
intervenuta ai sensi degli artt. 185, 410 e 411 Cod. Proc. Civ.
§ 3 Della previdenza e dell'assistenza
Art. 2114 Previdenza ed assistenza
obbligatorie
Le leggi speciali (e le norme corporative) determinano i casi e le forme
di previdenza e di assistenza obbligatorie e le contribuzioni e
prestazioni relative (1886).
Art. 2115 Contribuzioni
Salvo diverse disposizioni della legge (o delle norme corporative)
l'imprenditore e il prestatore di lavoro contribuiscono in patti eguali
alle istituzioni di previdenza e di assistenza.
L'imprenditore è responsabile (2753) del versamento del contributo, anche
per la parte che è a carico del prestatore di lavoro, salvo il diritto di
rivalsa secondo le leggi speciali (2754).
E' nullo qualsiasi patto diretto ad eludere gli obblighi relativi alla
previdenza o all'assistenza (1419).
Art. 2116 Prestazioni
Le prestazioni indicate nell'art. 2114 sono dovute al prestatore di
lavoro, anche quando l'imprenditore non ha versato regolarmente i
contributi dovuti alle istituzioni di previdenza e di assistenza, salvo
diverse disposizioni delle leggi speciali (o delle norme corporative).
Nei casi in cui, secondo tali disposizioni, le istituzioni di previdenza e
di assistenza, per mancata o irregolare contribuzione, non sono tenute a
corrispondere in tutto o in parte le prestazioni dovute, l'imprenditore è
responsabile del danno che ne deriva al prestatore di lavoro.
Art. 2117 Fondi speciali per la
previdenza e l'assistenza
I fondi speciali per la previdenza e l'assistenza che l'imprenditore abbia
costituiti, anche senza contribuzione dei prestatori di lavoro, non
possono essere distratti dal fine al quale sono destinati e non possono
formare oggetto di esecuzione da parte dei creditori dell'imprenditore o
del prestatore di lavoro (2751).
§ 4 Dell'estinzione del rapporto di lavoro
Art. 2118 Recesso dal contratto a tempo
indeterminato
Ciascuno dei contraenti può recedere dal contratto di lavoro a tempo
indeterminato, dando il preavviso nel termine e nei modi stabiliti (dalle
norme corporative), dagli usi o secondo equità (att. 98).
In mancanza di preavviso, il recedente è tenuto verso l'altra parte a
un'indennità equivalente all'importo della retribuzione che sarebbe
spettata per il periodo di preavviso.
La stessa indennità è dovuta dal datore di lavoro nel caso di cessazione
del rapporto per morte del prestatore di lavoro.
Art. 2119 Recesso per giusta causa
Ciascuno dei contraenti può recedere dal contratto prima della scadenza
del termine, se il contratto è a tempo determinato, o senza preavviso, se
il contratto è a tempo indeterminato, qualora si verifichi una causa che
non consenta la prosecuzione, anche provvisoria, del rapporto. Se il
contratto è a tempo indeterminato, al prestatore di lavoro che recede per
giusta causa compete l'indennità indicata nel secondo comma dell'articolo
precedente. Non costituisce giusta causa di risoluzione del contratto il
fallimento dell'imprenditore o la liquidazione coatta amministrativa
dell'azienda.
Art. 2120 Disciplina del trattamento
di fine rapporto
In ogni caso di cessazione del rapporto di lavoro subordinato, il
prestatore di lavoro ha diritto ad un trattamento di fine rapporto. Tale
trattamento si calcola sommando per ciascun anno di servizio una quota
pari e comunque non superiore all'importo della retribuzione dovuta per
l'anno stesso divisa per 13,5. La quota è proporzionalmente ridotta per le
frazioni di anno, computandosi come mese intero le frazioni di mese uguali
o superiori a 15 giorni.
Salvo diversa previsione dei contratti collettivi la retribuzione annua,
ai fini del comma precedente, comprende tutte le somme, compreso
l'equivalente delle prestazioni in natura, corrisposte in dipendenza del
rapporto di lavoro, a titolo non occasionale e con esclusione di quanto è
corrisposto a titolo di rimborso spese.
In caso di sospensione della prestazione di lavoro nel corso dell'anno per
una delle cause di cui all'art. 2110, nonché in caso di sospensione totale
o parziale per la quale sia prevista l'integrazione salariale, deve essere
computato nella retribuzione di cui al primo comma l'equivalente della
retribuzione a cui il lavoratore avrebbe avuto diritto in caso di normale
svolgimento del rapporto di lavoro.
Il trattamento di cui al precedente primo comma, con esclusione della
quota maturata nell'anno, e incrementato, su base composta, al 31 dicembre
di ogni anno, con l'applicazione di un tasso costituito dall'1,5 per cento
in misura fissa e dal 75 per cento dell'aumento dell'indice dei prezzi al
consumo per le famiglie di operai ed impiegati, accertato dall'ISTAT,
rispetto al mese di dicembre dell'anno precedente.
Ai fini della applicazione del tasso di rivalutazione di cui al comma
precedente per frazioni di anno, l'incremento dell'indice ISTAT e quello
risultante nel mese di cessazione del rapporto di lavoro rispetto a quello
di dicembre dell'anno precedente. Le frazioni di mese uguali o superiori a
quindici giorni si computano come mese intero.
Il prestatore di lavoro, con almeno otto anni di servizio presso lo stesso
datore di lavoro, può chiedere, in costanza di rapporto di lavoro, una
anticipazione non superiore al 70 per cento sul trattamento cui avrebbe
diritto nel caso di cessazione del rapporto alla data della richiesta.
Le richieste sono soddisfatte annualmente entro i limiti del 10 per cento
degli aventi titolo, di cui al precedente comma, e comunque del 4 per
cento del numero totale dei dipendenti.
La richiesta deve essere giustificata dalla necessità di:
eventuali spese sanitarie per terapie e interventi straordinari
riconosciuti dalle competenti strutture pubbliche;
acquisto della prima casa di abitazione per sé o per i figli, documentato
con atto notarile.
L'anticipazione può essere ottenuta una sola volta nel corso del rapporto
di lavoro e viene detratta, a tutti gli effetti dal trattamento di fine
rapporto.
Nell'ipotesi di cui all'art. 2122 la stessa anticipazione è detratta
dall'indennità prevista dalla norma medesima.
Condizioni di miglior favore possono essere previste dai contratti
collettivi o da patti individuali. I contratti collettivi possono altresì
stabilire criteri di priorità per l'accoglimento delle richieste di
anticipazione.
Art. 2121 Computo dell'indennità di
mancato preavviso
Così sostituito dalla Legge 29 maggio 1982, n. 297.
L'indennità di cui all'art. 2118 deve calcolarsi computando le
provvigioni, i premi di produzione, le partecipazioni agli utili o ai
prodotti ed ogni altro compenso di carattere continuativo, con esclusione
di quanto è corrisposto a titolo di rimborso spese.
Se il prestatore di lavoro è retribuito in tutto o in parte con
provvigioni, con premi di produzione o con partecipazioni, l'indennità
suddetta e determinata sulla media degli emolumenti degli ultimi tre anni
di servizio o del minor tempo di servizio prestato.
Fa parte della retribuzione anche l'equivalente del vitto e dell'alloggio
dovuto al prestatore di lavoro.
Art. 2122 Indennità in caso di morte
In caso di morte del prestatore di lavoro, le indennità indicate dagli
artt. 2118 e 2120 devono corrispondersi al coniuge, ai figli e, se
vivevano a carico del prestatore di lavoro, ai parenti entro il terzo
grado e agli affini entro il secondo grado (73, 78).
La ripartizione delle indennità, se non vi è accordo tra gli aventi
diritto, deve farsi secondo il bisogno di ciascuno.
In mancanza delle persone indicate nel primo comma, le indennità sono
attribuite secondo le norme della successione legittima (565 e seguenti).
E nullo (1421 e seguenti) ogni patto anteriore alla morte del prestatore
di lavoro circa l'attribuzione e la ripartizione delle indennità (458).
Art. 2123 Forme di previdenza
Salvo patto contrario, l'imprenditore che ha compiuto volontariamente atti
di previdenza può dedurre dalle somme da lui dovute a norma degli artt.
2110, 2111 e 2120 quanto il prestatore di lavoro ha diritto di percepire
per effetto degli atti medesimi.
Se esistono fondi di previdenza formati con il contributo dei prestatori
di lavoro, questi hanno diritto alla liquidazione della propria quota,
qualunque sia la causa della cessazione del contratto.
Art. 2124 Certificato di lavoro
Se non è obbligatorio il libretto di lavoro, all'atto della cessazione del
contratto, qualunque ne sia la causa, l'imprenditore deve rilasciare un
certificato con l'indicazione del tempo durante il quale il prestatore di
lavoro è stato occupato alle sue dipendenze e delle mansioni esercitate.
Art. 2125 Patto di non concorrenza
Il patto con il quale si limita lo svolgimento dell'attività del
prestatore di lavoro, per il tempo successivo alla cessazione del
contratto, è nullo se non risulta da atto scritto (2725), se non è
pattuito un corrispettivo a favore del prestatore di lavoro e se il
vincolo non è contenuto entro determinati limiti di oggetto, di tempo e di
luogo.
La durata del vincolo non può essere superiore a cinque anni, se si tratta
di dirigenti, e a tre anni negli altri casi. Se è pattuita una durata
maggiore, essa si riduce nella misura suindicata (2557, 2596; att. 198).
§ 5 Disposizioni finali
Art. 2126 Prestazione di fatto con
violazione di legge
La nullità o l'annullamento del contratto di lavoro non produce effetto
per il periodo in cui il rapporto ha avuto esecuzione, salvo che la
nullità derivi dall'illiceità dell'oggetto o della causa (1343 e
seguenti).
Se il lavoro è stato prestato con violazione di norme poste a tutela del
prestatore di lavoro, questi ha in ogni caso diritto alla retribuzione.
Art. 2127 Divieto d'interposizione
nel lavoro a cottimo
E' vietato all'imprenditore di affidare a propri dipendenti lavori a
cottimo da eseguirsi da prestatori di lavoro assunti e retribuiti
direttamente dai dipendenti medesimi.
In caso di violazione di tale divieto, l'imprenditore risponde
direttamente, nei confronti dei prestatori di lavoro assunti dal proprio
dipendente, degli obblighi derivanti dai contratti di lavoro da essi
stipulati.
Art. 2128 Lavoro a domicilio
Ai prestatori di lavoro a domicilio si applicano le disposizioni di questa
sezione, in quanto compatibili con la specialità del rapporto.
Art. 2129 Contratto di lavoro per i
dipendenti da enti pubblici
Le disposizioni di questa sezione si applicano ai prestatori di lavoro
dipendenti da enti pubblici, salvo che il rapporto sia diversamente
regolato dalla legge (att. 982).
Sezione IV: Del tirocinio
Art. 2130 Durata del tirocinio
Il periodo di tirocinio non può superare i limiti stabiliti (dalle norme
corporative o) dagli usi.
Art. 2131 Retribuzione
La retribuzione dell'apprendista non può assumere la forma del salario a
cottimo.
Art. 2132 Istruzione professionale
L'imprenditore deve permettere che l'apprendista frequenti i corsi per la
formazione professionale e deve destinarlo soltanto ai lavori attinenti
alla specialità professionale a cui si riferisce il tirocinio.
Art. 2133 Attestato di tirocinio
Alla cessazione del tirocinio, l'apprendista, per il quale non è
obbligatorio il libretto di lavoro, ha diritto di ottenere un attestato
del tirocinio compiuto.
Art. 2134 Norme applicabili al
tirocinio
Al tirocinio si applicano le disposizioni della sezione precedente, in
quanto siano compatibili con la specialità del rapporto e non siano
derogate da disposizioni delle leggi speciali (o da norme corporative).
Capo II: Dell'impresa agricola
Vedere anche Legge 3 maggio 1982, n.
203, riportata tra le Leggi Speciali.
Sezione I: Disposizioni generali
Art. 2135 Imprenditore agricolo
E imprenditore agricolo chi esercita un'attività diretta alla coltivazione
del fondo, alla silvicoltura, all'allevamento del bestiame e attività
connesse.
Si reputano connesse le attività dirette alla trasformazione o
all'alienazione dei prodotti agricoli, quando rientrano nell'esercizio
normale dell'agricoltura.
Art. 2136 Inapplicabilità delle
norme sulla registrazione
Le norme relative all'iscrizione nel registro delle imprese (2188 e
seguenti) non si applicano agli imprenditori agricoli, salvo quanto e
disposto dall'art. 2200.
Art. 2137 Responsabilità dell'imprenditore
agricolo
L'imprenditore, anche se esercita l'impresa su fondo altrui, è soggetto
agli obblighi stabiliti dalla legge (e dalle norme corporative)
concernenti l'esercizio dell'agricoltura.
Art. 2138 Dirigenti e fattori di
campagna
I poteri dei dirigenti preposti all'esercizio dell'impresa agricola e
quelli dei fattori di campagna, se non sono determinati per iscritto dal
preponente, sono regolati (dalle norme corporative e, in mancanza), dagli
usi.
Art. 2139 Scambio di mano d'opera o
di servizi
Tra piccoli imprenditori agricoli è ammesso lo scambio di mano d'opera o
di servizi secondo gli usi.
Art. 2140 (abrogato)
Sezione II: Della mezzadria
Art. 2141 Nozione
Nella mezzadria il concedente ed il mezzadro, in proprio e quale capo di
una famiglia colonica, si associano per la coltivazione di un podere e per
l'esercizio delle attività connesse al fine di dividerne a metà i prodotti
e gli utili. E' valido tuttavia il patto con il quale taluni prodotti si
dividono in proporzioni diverse.
Art. 2142 Famiglia colonica
Articolo tacitamente abrogato dall'art. 7, Legge 756 del 15 settembre.
La composizione della famiglia colonica non può volontariamente essere
modificata senza il consenso del concedente, salvi i casi di matrimonio,
di adozione e di riconoscimento di figli naturali. La composizione e le
variazioni della famiglia colonica devono risultare dal libretto colonico.
Art. 2143 Mezzadria a tempo
indeterminato
La mezzadria a tempo indeterminato s'intende convenuta per la durata di un
anno agrario (salvo diverse disposizioni delle norme corporative) e si
rinnova tacitamente di anno in anno, se non è stata comunicata disdetta
almeno sei (2964) mesi prima della scadenza nei modi fissati (dalle norme
corporative), dalla convenzione o dagli usi.
Art. 2144 Mezzadria a tempo
determinato
La mezzadria a tempo determinato non cessa di diritto alla scadenza del
termine.
Se non e comunicata disdetta a norma dell'articolo precedente, il
contratto s'intende rinnovato di anno in anno.
Art. 2145 Diritti ed obblighi del concedente
Il concedente conferisce il godimento del podere, dotato di quanto occorre
per l'esercizio dell'impresa e di un'adeguata casa per la famiglia
colonica (2765).
La direzione dell'impresa spetta al concedente, il quale deve osservare le
norme della buona tecnica agraria. (comma tacitamente abrogato dall'art.
6, Legge 756 del 15 settembre).
Art. 2146 Conferimento delle scorie
Le scorte vive e morte sono conferite dal concedente e dal mezzadro in
parti uguali, salvo diversa disposizione (delle norme corporative,) della
convenzione o degli usi.
Le scorte conferite divengono comuni in proporzione dei rispettivi
conferimenti.
Art. 2147 Obblighi del mezzadro
Il mezzadro è obbligato a prestare, secondo le direttive del concedente e
le necessità della coltivazione, il lavoro proprio e quello della famiglia
colonica.
E a carico del mezzadro, salvo diverse disposizioni (delle norme
corporative), della convenzione o degli usi, la spesa della mano d'opera
eventualmente necessaria per la normale coltivazione del podere.
Art. 2148 Obblighi di residenza e di custodia
Il mezzadro ha l'obbligo di risiedere stabilmente nel podere con la
famiglia colonica.
Egli deve custodire il podere e mantenerlo in normale stato di
produttività. Egli deve altresì custodire e conservare le altre cose
affidategli dal concedente, con la diligenza del buon padre di famiglia
(1176), e non può senza il consenso del concedente o salvo uso contrario,
svolgere attività a suo esclusivo profitto o compiere prestazioni a favore
di terzi.
Art. 2149 Divieto di subconcessione
Il mezzadro non può cedere la mezzadria, né affidare ad altri la
coltivazione del podere, senza il consenso del concedente.
Art. 2150 Rappresentanza della famiglia colonica
Nei rapporti relativi alla mezzadria il mezzadro rappresenta, nei
confronti del concedente, i componenti della famiglia colonica (Comma
tacitamente abrogato).
Le obbligazioni contratte dal mezzadro nell'esercizio della mezzadria sono
garantite dai suoi beni e da quelli comuni della famiglia colonica. I
componenti della famiglia colonica non rispondono con i loro beni, se non
hanno prestato espressa garanzia.
Art. 2151 Spese per la coltivazione
Articolo tacitamente abrogato
Le spese per la coltivazione del podere e per l'esercizio delle attività
connesse (2135), escluse quelle per la mano d'opera previste dall'art.
2147, sono a carico del concedente e del mezzadro (2765) in parti eguali.
Se il mezzadro e sfornito di mezzi propri, il concedente deve anticipare
senza interesse, sino alla scadenza dell'anno agrario in corso, le spese
indicate nel precedente comma.
Art. 2152 Miglioramenti
Il concedente che intende compiere miglioramenti sul podere deve valersi
del lavoro dei componenti della famiglia colonica che siano forniti della
necessaria capacità lavorativa, e questi sono tenuti a prestarlo verso
compenso.
La misura del compenso, se non è stabilita (dalle norme corporative,)
dalla convenzione o dagli usi, e determinata dal giudice, (sentite, ove
occorra, le associazioni professionali) e tenuto conto dell'eventuale
incremento di reddito realizzato dal mezzadro.
Art. 2153 Riparazioni di piccola manutenzione
Salvo diverse disposizioni (delle norme corporative,) della convenzione o
degli usi, sono a carico del mezzadro le riparazioni di piccola
manutenzione della casa colonica e degli strumenti di lavoro, di cui egli
e la famiglia colonica si servono (2765).
Art. 2154 Anticipazioni di carattere alimentare alla famiglia colonica
Se la quota dei prodotti spettante al mezzadro; per scarsezza del raccolto
a lui non imputabile, non è sufficiente ai bisogni alimentari della
famiglia colonica, e questa non e in grado di provvedervi, il concedente
deve somministrate senza interesse il necessario per il mantenimento della
famiglia colonica, (salvo rivalsa mediante prelevamento sulla parte dei
prodotti e degli utili spettanti al mezzadro) (2765).
Il giudice, con riguardo alle circostanze, può disporre il rimborso
rateale.
Art. 2155 Raccolta e divisione dei prodotti
Il mezzadro non può iniziare le operazioni di raccolta senza il consenso
del concedente ed è obbligato a custodire i prodotti sino alla divisione.
I prodotti sono divisi in natura sul fondo con l'intervento delle parti.
(Salvo diverse disposizioni (delle norme corporative,) della convenzione o
degli usi, il mezzadro deve trasportare ai magazzini del concedente la
quota a questo assegnata nella divisione).
Art. 2156 Vendita dei prodotti
Articolo tacitamente abrogato
(La vendita dei prodotti, che in conformità degli usi non si dividono in
natura, è fatta dal concedente previo accordo col mezzadro e, in mancanza,
sulla base del prezzo di mercato.
La divisione si effettua sul ricavato della vendita, dedotte le spese.
Art. 2157 Diritto di preferenza del concedente
Articolo tacitamente abrogato
(Il mezzadro, nella vendita dei prodotti assegnatigli in natura, deve, a
parità di condizioni, preferire il concedente).
Art. 2158 Morte di una delle parti
La mezzadria non si scioglie per la morte del concedente.
In caso di morte del mezzadro la mezzadria si scioglie alla fine dell'anno
agrario in corso, salvo che tra gli eredi del mezzadro vi sia persona
idonea a sostituirlo ed i componenti della famiglia colonica si accordino
nel designarla.
Se la morte del mezzadro è avvenuta negli ultimi quattro mesi dell'anno
agrario, i componenti della famiglia colonica possono chiedere che la
mezzadria continui sino alla fine dell'anno successivo, purché assicurino
la buona coltivazione del podere. La richiesta deve essere fatta entro due
mesi (2964) dalla morte del mezzadro, o, se ciò non è possibile, prima
dell'inizio del nuovo anno agrario.
In tutti i casi, se il podere non è coltivato con la dovuta diligenza
(2147), il concedente può fare eseguire a sue spese i lavori necessari,
(salvo rivalsa mediante prelevamento sui prodotti e sugli utili).
Art. 2159 Scioglimento del contratto
Salve le norme generali sulla risoluzione dei contratti per inadempimento
(1453 e seguenti), ciascuna delle parti può chiedere lo scioglimento del
contratto quando si verificano fatti tali da non consentire la
prosecuzione del rapporto.
Art. 2160 Trasferimento del diritto di godimento del fondo
Se viene trasferito il diritto di godimento del fondo, la mezzadria
continua nei confronti di chi subentra al concedente, salvo che il
mezzadro, entro un mese dalla notizia del trasferimento, dichiari di
recedere dal contratto. In tal caso il recesso ha effetto alla fine
dell'anno agrario in corso o di quello successivo, se non è comunicato al
meno tre mesi prima della fine dell'anno agrario in corso.
I crediti e i debiti del concedente verso il mezzadro risultanti dal
libretto colonico passano a chi subentra nel godimento del fondo, salva
per i debiti la responsabilità sussidiaria dell'originario concedente.
Art. 2161 Libretto colonico
Il concedente deve istituire un libretto colonico da tenersi in due
esemplari, uno per ciascuna delle parti.
Il concedente deve annotare di volta in volta su entrambi gli esemplari i
crediti e i debiti delle parti relativi alla mezzadria, con indicazione
della data e del fatto che li ha determinati.
Le annotazioni devono, alla fine dell'anno agrario, essere sottoscritte
per accettazione dal concedente e dal mezzadro.
Il mezzadro deve presentare il libretto colonico al concedente per le
annotazioni e per i saldi annuali.
Art. 2162 Efficacia probatoria del libretto colonico
Le annotazioni eseguite sui due esemplari del libretto colonico fanno
prova a favore e contro ciascuno dei contraenti, se il mezzadro non ha
reclamato entro novanta giorni dalla consegna del libretto fattagli dal
concedente.
Se una delle parti non presenta il proprio libretto, fa fede quello
presentato.
In ogni caso le annotazioni delle partite fanno prova contro chi le ha
scritte.
Con la sottoscrizione delle parti alla chiusura annuale del conto
colonico, questo s'intende approvato. Le risultanze del conto possono
essere impugnate soltanto per errori materiali, omissioni, falsità e
duplicazioni di partite entro novanta giorni dalla consegna del libretto
al mezzadro.
Art. 2163 Assegnazione delle scorte al termine della mezzadria
Salvo diverse disposizioni (delle norme corporative,) della convenzione o
degli usi, l'assegnazione delle scorte al termine della mezzadria deve
farsi secondo le norme seguenti:
se si tratta di scorte vive, secondo la specie, il sesso, il numero, la
qualità e il peso, ovvero, in mancanza di tali determinazioni, secondo il
valore, tenuto conto della differenza di esso tra il tempo del
conferimento e quello della riconsegna;
se si tratta di scorte morte circolanti, per quantità e qualità, valutando
le eccedenze e le diminuzioni in base ai prezzi di mercato nel tempo della
riconsegna;
se si tratta di scorte morte fisse, per specie, quantità, qualità e stato
d'uso.
Sezione III: Della colonia parziaria
Art. 2164 Nozione
Nella colonia parziaria il concedente ed uno o più coloni si associano per
la coltivazione di un fondo e per l'esercizio delle attività connesse
(2135), al fine di dividerne i prodotti e gli utili.
La misura della ripartizione dei prodotti e degli utili è stabilita (dalle
norme corporative,) dalla convenzione o dagli usi (Cod. Proc. Civ. 409).
Art. 2165 Durata
La colonia parziaria è contratta per il tempo necessario affinché il
colono possa svolgere e portare a compimento un ciclo normale di rotazione
delle colture praticate nel fondo.
Se non si fa luogo a rotazione di colture, la colonia non può avere una
durata inferiore a due anni.
Art. 2166 Obblighi del concedente
Il concedente deve consegnare il fondo in stato di servire alla produzione
alla quale è destinato.
Art. 2167 Obblighi del colono
Il colono deve prestare il lavoro proprio secondo le direttive del
concedente e le necessità della coltivazione (2147) (vedere anche Leggi
Speciali).
Egli deve custodire il fondo e mantenerlo in normale stato di
produttività; deve altresì custodire e conservare le altre cose
affidategli dal concedente con la diligenza del buon padre di famiglia
(1176, 2051, 2765).
Art. 2168 Morte di una delle parti
La colonia parziaria non si scioglie per la morte del concedente.
In caso di morte del colono, si applicano a favore degli eredi di questo
le disposizioni del secondo, terzo e quarto comma dell'art. 2158.
Art. 2169 Rinvio
Sono applicabili alla colonia parziaria le norme dettate per la mezzadria
negli artt. 2145, secondo comma, 2147, secondo comma, 2149, 2151, secondo
comma, 2152, 2155, 2156, 2157, 2159, 2160 e 2163, nonché quelle
concernenti la tenuta e l'efficacia probatoria del libretto colonico,
qualora le parti l'abbiano d'accordo istituito.
Sezione IV: Della soccida
Art. 2170 Nozione
Nella soccida il soccidante e il soccidario si associano per l'allevamento
e lo sfruttamento di una certa quantità di bestiame e per l'esercizio
delle attività connesse, al fine di ripartire l'accrescimento del bestiame
e gli altri prodotti e utili che ne derivano.
L'accrescimento consiste tanto nei parti sopravvenuti, quanto nel maggior
valore intrinseco che il bestiame abbia al termine del contratto.
§1 Della soccida semplice
Art. 2171 Nozione
Nella soccida semplice il bestiame è conferito dal soccidante
La stima del bestiame all'inizio del contratto non ne trasferisce la
proprietà al soccidario.
La stima deve indicare il numero, la razza, la qualità, il sesso, il peso
e l'età del bestiame e il relativo prezzo di mercato. La stima serve di
base per determinare il prelevamento a cui ha diritto il soccidante alla
fine del contratto, a norma dell'art. 2181.
Art. 2172 Durata del contratto
Se nel contratto non è stabilito un termine, la soccida ha la durata di
tre anni.
Alla scadenza del termine il contratto non cessa di diritto, e la parte
che non intende rinnovarlo deve darne disdetta almeno sei mesi (2964)
prima della scadenza o nel maggior termine fissato (dalle norme
corporative) dalla convenzione o dagli usi.
Se non è data disdetta, il contratto s'intende rinnovato di anno in anno.
Art. 2173 Direzione dell'impresa e assunzione di mano d'opera
La direzione dell'impresa spetta al soccidante, il quale deve esercitarla
secondo le regole della buona tecnica dell'allevamento.
La scelta di prestatori di lavoro, estranei alla famiglia del soccidario,
deve essere fatta col consenso del soccidante, anche quando secondo la
convenzione o gli usi la relativa spesa e posta a carico del soccidario.
Art. 2174 Obblighi del soccidario
Il soccidario deve prestare, secondo le direttive del soccidante, il
lavoro occorrente per la custodia e l'allevamento del bestiame
affidatogli, per la lavorazione dei prodotti e per il trasporto sino ai
luoghi di ordinario deposito.
Il soccidario deve usare la diligenza del buon allevatore (1176).
Art. 2175 Perimento del bestiame
Il soccidario non risponde del bestiame che provi essere perito per causa
a lui non imputabile, ma deve rendere conto delle parti recuperabili (1256
e seguenti).
Art. 2176 Reintegrazione del bestiame conferito
Nella soccida stipulata per un tempo non inferiore a tre anni, qualora
durante la prima metà del periodo contrattuale perisca la maggior parte
del bestiame inizialmente conferito, per causa non imputabile al
soccidario, questi può chiederne la reintegrazione con altri capi di
valore intrinseco eguale a quello che i capi periti avevano all'inizio del
contratto, tenuto conto del numero, della razza, della qualità, del sesso,
del peso e dell'età.
Se il soccidante non provvede alla reintegrazione, il soccidario può
recedere dal contratto.
Art. 2177 Trasferimento dei diritti sul bestiame
Se la proprietà o il godimento del bestiame dato a soccida viene
trasferito ad altri, il contratto non si scioglie, e i crediti e i debiti
del soccidante, derivanti dalla soccida, passano all'acquirente in
proporzione della quota acquistata, salva per i debiti la responsabilità
sussidiaria del soccidante.
Se il trasferimento riguarda la maggior parte del bestiame, il soccidario
può, nel termine di un mese da quando ha avuto conoscenza del
trasferimento, recedere dal contratto con effetto dalla fine dell'anno in
corso.
Art. 2178 Accrescimenti prodotti, utili e spese
Gli accrescimenti, i prodotti, gli utili e le spese si dividono tra le
parti secondo le proporzioni stabilite (dalle norme corporative) dalla
convenzione o dagli usi.
E' nullo il patto per il quale il soccidario debba sopportare nella
perdita una parte maggiore di quella spettantegli nel guadagno.
Art. 2179 Morte di una delle parti
La soccida non si scioglie per la morte del soccidante.
In caso di morte del soccidario si osservano, in quanto applicabili, nei
riguardi degli eredi le disposizioni del secondo, terzo e quarto comma
dell'art. 2158.
Art. 2180 Scioglimento del contratto
Salve le norme generali sulla risoluzione dei contratti per inadempimento
(1453 e seguenti), ciascuna delle parti può chiedere lo scioglimento del
contratto, quando si verificano fatti tali da non consentire la
prosecuzione del rapporto.
Art. 2181 Prelevamento e divisione al termine del contratto
Al termine del contratto le parti procedono a nuova stima del bestiame.
Il soccidante preleva, d'accordo con il soccidario, un complesso di capi
che, avuto riguardo al numero, alla razza, al sesso, al peso, alla qualità
e all'età, sia corrispondente alla consistenza del bestiame apportato
all'inizio della soccida (2171). Il di più si divide a norma dell'art.
2178.
Se non vi sono capi sufficienti ad eguagliare la stima iniziale, il
soccidante prende quelli che rimangono.
§2 Della soccida parziaria
Vedere anche Leggi
Speciali
Art. 2182 Conferimento del bestiame
Nella soccida parziaria il bestiame e conferito da entrambi i contraenti
nelle proporzioni convenute.
Essi divengono comproprietari del bestiame in proporzione del rispettivo
conferimento.
Art. 2183 Reintegrazione del bestiame conferito
Nella soccida stipulata per un tempo non inferiore a tre anni, qualora
durante la prima metà del periodo contrattuale perisca per causa non
imputabile al soccidario la maggior parte del bestiame inizialmente
conferito, e i contraenti non si accordino per la reintegrazione, ciascuno
di essi ha diritto di recedere dal contratto.
Salvo diverso accordo delle parti, il recesso ha effetto con la fine
dell'anno in corso.
Il bestiame rimasto è diviso fra le parti nella proporzione indicata
nell'art. 2184.
Se è convenuto che nella divisione del bestiame da farsi alla scadenza del
contratto sia attribuita ad uno dei contraenti una quota maggiore di
quella corrispondente al suo conferimento, tale quota deve essere ridotta
in rapporto alla minor durata della soccida.
Art. 2184 Divisione del bestiame, dei prodotti e degli utili
Gli accrescimenti, i prodotti, gli utili, le spese e, al termine del
contratto, il bestiame conferito si dividono nella proporzione stabilita
(dalle norme corporative) dalla convenzione o dagli usi.
Art. 2185 Rinvio
Per quanto non è disposto dagli articoli precedenti, si applicano alla
soccida parziaria le disposizioni relative alla soccida semplice.
§3 Della soccida con conferimento di pascolo
Vedere anche Leggi Speciali
Art. 2186 Nozione e norme applicabili
Si ha rapporto di soccida anche quando il bestiame é conferito dal
soccidario e il soccidante conferisce il terreno per il pascolo.
In tal caso il soccidario ha la direzione dell'impresa e al soccidante
spetta il controllo della gestione.
Si osservano inoltre le disposizioni dell'art. 2184 e, in quanto
applicabili, quelle dettate per la soccida semplice.
Sezione V: Disposizione finale
Art. 2187 Usi
Nei rapporti di associazione agraria regolati dalle Sezioni II, III e IV
di questo Capo, per quanto non è espressamente disposto, si applicano, in
mancanza di convenzione, gli usi (1374; att. 195 e seguenti).
Capo III: Delle imprese commerciali e delle altre imprese soggette a
registrazioni
Sezione I: Del registro delle imprese
Art. 2188 Registro delle imprese
E' istituito il registro delle imprese per le iscrizioni previste dalla
legge (att. 99 e seguenti).
Il registro è tenuto dall'ufficio del registro delle imprese sotto la
vigilanza di un giudice delegato dal presidente del tribunale.
Il registro è pubblico.
Art. 2189 Modalità dell'iscrizione
Le iscrizioni nel registro sono eseguite su domanda sottoscritta
dall'interessato.
Prima di procedere all'iscrizione, l'ufficio del registro deve accertare
l'autenticità della sottoscrizione e il concorso delle condizioni
richieste dalla legge per l'iscrizione.
Il rifiuto dell'iscrizione deve essere comunicato con raccomandata al
richiedente. (questi può ricorrere entro otto giorni (2964) al giudice del
registro, che provvede con decreto.
Art. 2190 Iscrizione d'ufficio
Se un iscrizione obbligatoria non è stata richiesta, l'ufficio del
registro invita mediante raccomandata l'imprenditore a richiederla entro
un congruo termine. Decorso inutilmente il termine assegnato, il giudice
del registro può ordinarla con decreto.
Art. 2191 Cancellazione d'ufficio
Se un'iscrizione è avvenuta senza che esistano le condizioni richieste
dalla legge, il giudice del registro, sentito l'interessato, ne ordina con
decreto la cancellazione.
Art. 2192 Ricorso contro il decreto del giudice del registro
Contro il decreto del giudice del registro emesso a norma degli articoli
precedenti l'interessato, entro quindici giorni (2964) dalla comunicazione
può ricorrere al tribunale dal quale dipende l'ufficio del registro.
Il decreto che pronunzia sul ricorso deve essere iscritto d'ufficio nel
registro.
Art. 2193 Efficacia dell'iscrizione
I fatti dei quali la legge prescrive l'iscrizione, se non sono stati
iscritti, non possono essere opposti ai terzi da chi è obbligato a
richiederne l'iscrizione, a meno che questi provi che i terzi ne abbiano
avuto conoscenza (2436/2).
L'ignoranza dei fatti dei quali la legge prescrive l'iscrizione non può
essere opposta dai terzi dal momento in cui l'iscrizione è avvenuta.
Sono salve le disposizioni particolari della legge (2297).
Art. 2194 Inosservanza dell'obbligo d'iscrizione
Salvo quanto disposto dagli artt. 2626 e 2634, chiunque omette di
richiedere l'iscrizione nei modi e nel termine stabiliti dalla legge, è
punito con l'ammenda da L 20.000 a L. 1.000.000 (att. 100) (Ora sanzione
amministrativa).
Sezione II: Dell'obbligo di registrazione
Art. 2195 Imprenditori soggetti a
registrazione
Sono soggetti all'obbligo dell'iscrizione nel registro delle imprese gli
imprenditori che esercitano:
un'attività industriale diretta alla produzione di beni o di servizi;
un'attività intermediaria nella circolazione dei beni;
un'attività di trasporto per terra, o per acqua o per aria;
un'attività bancaria o assicurativa;
altre attività ausiliarie delle precedenti (1754).
Le disposizioni della legge che fanno riferimento alle attività e alle
imprese commerciali si applicano, se non risulta diversamente, a tutte le
attività indicate in questo articolo e alle imprese che le esercitano (att
100, 200).
Art. 2196 Iscrizione dell'impresa
Entro trenta giorni dall'inizio dell'impresa l'imprenditore che esercita
un'attività commerciale deve chiedere l'iscrizione all'ufficio del
registro delle imprese nella cui circoscrizione stabilisce la sede,
indicando:
il cognome e il nome, il luogo e la data di nascita, la cittadinanza;
la ditta (2563 e seguenti);
l'oggetto dell'impresa;
la sede dell'impresa;
il cognome e il nome degli institori e procuratori.
All'atto della richiesta l'imprenditore deve depositare la sua firma
autografa e quelle dei suoi institori e procuratori.
L'imprenditore deve inoltre chiedere l'iscrizione delle modificazioni
relative agli elementi suindicati e della cessazione dell'impresa, entro
trenta giorni da quello in cui le modificazioni o la cessazione si
verificano.
Art. 2197 Sedi secondarie
L'imprenditore che istituisce nel territorio dello Stato sedi secondarie
con una rappresentanza stabile deve, entro trenta giorni, chiederne
l'iscrizione all'ufficio del registro delle imprese del luogo dove è la
sede principale dell'impresa.
Nello stesso termine la richiesta deve essere fatta all'ufficio del luogo
nel quale é istituita la sede secondaria, indicando altresì la sede
principale, e il cognome e il nome del rappresentante preposto alla sede
secondaria. Il rappresentante deve depositare presso il medesimo ufficio
la sua firma autografa.
La disposizione del secondo comma si applica anche all'imprenditore che ha
all'estero la sede principale dell'impresa.
L'imprenditore che istituisce sedi secondarie con rappresentanza stabile
all'estero deve, entro trenta giorni, chiederne l'iscrizione all'ufficio
del registro nella cui circoscrizione si trova la sede principale.
Art. 2198 Minori interdetti e inabilitati
I provvedimenti di autorizzazione all'esercizio di una impresa commerciale
da parte di un minore emancipato (397) o di un inabilitato (425; att. 199)
o nell'interesse di un minore non emancipato (320, 371) o di un interdetto
(424) e i provvedimenti con i quali l'autorizzazione viene revocata devono
essere comunicati senza indugio a cura del cancelliere all'ufficio del
registro delle imprese per l'iscrizione (att. 100).
Art. 2199 Indicazione dell'iscrizione
L'imprenditore deve indicare negli atti e nella corrispondenza, che si
riferiscono all'impresa, il registro presso il quale è iscritto (att.
100).
Art. 2200 Società
Sono soggette all'obbligo dell'iscrizione nel registro delle imprese le
società costituite secondo uno dei tipi regolati nei Capi III e seguenti
del Titolo V e le società cooperative (2511 e seguenti), anche se non
esercitano un'attività commerciale.
L'iscrizione delle società nel registro delle imprese (att. 100) è
regolata dalle disposizioni dei Titoli V e VI.
Art. 2201 Enti pubblici
Gli enti pubblici che hanno per oggetto esclusivo o principale un'attività
commerciale (2093) sono soggetti all'obbligo dell'iscrizione nel registro
delle imprese (att. 100).
Art. 2202 Piccoli imprenditori
Non sono soggetti all'obbligo dell'iscrizione nel registro delle imprese i
piccoli imprenditori (2083).
Sezione III: Disposizioni particolari per le imprese commerciali
§1 Della rappresentanza
Art. 2203 Preposizione institoria
E institore colui che è preposto dal titolare all'esercizio di un'impresa
commerciale.
La preposizione può essere limitata all'esercizio di una sede secondaria o
di un ramo particolare dell'impresa.
Se sono preposti più institori, questi possono agire disgiuntamente, salvo
che nella procura sia diversamente disposto (1716).
Art. 2204 Poteri dell'institore
L'institore può compiere tutti gli atti pertinenti all'esercizio
dell'impresa a cui è preposto, salve le limitazioni contenute nella
procura. Tuttavia non può alienare o ipotecare i beni immobili del
preponente, se non è stato a ciò espressamente autorizzato.
L'institore può stare in giudizio in nome del preponente per le
obbligazioni dipendenti da atti compiuti nell'esercizio dell'impresa a cui
è preposto (Cod. Proc. Civ. 772).
Art. 2205 Obblighi dell'institore
Per le imprese o le sedi secondarie alle quali è preposto l'institore è
tenuto, insieme con l'imprenditore, all'osservanza delle disposizioni
riguardanti l'iscrizione nel registro delle imprese e la tenuta delle
scritture contabili.
Art. 2206 Pubblicità della procura
La procura con sottoscrizione del preponente autenticata deve essere
depositata per l'iscrizione presso il competente ufficio del registro
delle imprese (att. 100).
In mancanza dell'iscrizione, la rappresentanza si reputa generale e le
limitazioni di essa non sono opponibili ai terzi, se non si prova che
questi le conoscevano al momento della conclusione dell'affare (2193).
Art. 2207 Modificazione e revoca della procura
Gli atti con i quali viene successivamente limitata o revocata la procura
devono essere depositati, per l'iscrizione nel registro delle imprese,
anche se la procura non fu pubblicata.
In mancanza dell'iscrizione, le limitazioni o la revoca non sono
opponibili ai terzi, se non si prova che questi le conoscevano al momento
della conclusione dell'affare.
Art. 2208 Responsabilità personale dell'institore
L'institore è personalmente obbligato (1337) se omette di far conoscere al
terzo che egli tratta per il preponente; tuttavia il terzo può agire anche
contro il preponente per gli atti compiuti dall'institore, che siano
pertinenti all'esercizio dell'impresa a cui è preposto.
Art. 2209 Procuratori
Le disposizioni degli artt. 2206 e 2207 si applicano anche ai procuratori,
i quali, in base a un rapporto continuativo, abbiano il potere di compiere
per l'imprenditore gli atti pertinenti all'esercizio dell'impresa, pur non
essendo preposti ad esso.
Art. 2210 Poteri dei commessi dell'imprenditore
I commessi dell'imprenditore, salve le limitazioni contenute nell'atto di
conferimento della rappresentanza, possono compiere gli atti che
ordinariamente comporta la specie delle operazioni di cui sono incaricati.
Non possono tuttavia esigere il prezzo delle merci delle quali non
facciano la consegna, né concedere dilazioni o sconti che non sono d'uso,
salvo che siano a ciò espressamente autorizzati (2211).
Art. 2211 Poteri di deroga alle condizioni generali di contratto
I commessi, anche se autorizzati a concludere contratti in nome
dell'imprenditore, non hanno il potere di derogare alle condizioni
generali di contratto o alle clausole stampate sui moduli dell'impresa, se
non sono muniti di una speciale autorizzazione scritta (1341 e seguente).
Art. 2212 Poteri dei commessi relativi agli affari conclusi
Per gli affari da essi conclusi, i commessi dell'imprenditore sono
autorizzati a ricevere per conto di questo le dichiarazioni che riguardano
l'esecuzione del contratto e i reclami relativi alle inadempienze
contrattuali.
Sono altresì legittimati a chiedere i provvedimenti cautelari (Cod. Proc.
Civ. 670 e seguente) nell'interesse dell'imprenditore.
Art. 2213 Poteri dei commessi preposti alla vendita
I commessi preposti alla vendita nei locali dell'impresa possono esigere
il prezzo delle merci da essi venduta, salvo che alla riscossione sia
palesemente destinata una cassa speciale.
Fuori dei locali dell'impresa non possono esigere il prezzo, se non sono
autorizzati o se non consegnano quietanza firmata dall'imprenditore.
§ 2 Delle scritture contabili
Art. 2214 Libri obbligatori e altre
scritture contabili
L'imprenditore che esercita un'attività commerciale (2195) deve tenere il
libro giornale e il libro degli inventari.
Deve altresì tenere le altre scritture contabili che siano richieste dalla
natura e dalle dimensioni dell'impresa (att. 200) e conservare
ordinatamente per ciascun affare gli originali delle lettere, dei
telegrammi e delle lettere ricevute, nonché le copie delle lettere, dei
telegrammi e delle fatture spedite (2709 e seguenti).
Le disposizioni di questo paragrafo non si applicano ai piccoli
imprenditori (2083).
Art. 2215 Libro giornale e libro degli inventari
Il libro giornale e il libro degli inventari, prima di essere messi in
uso, devono essere numerati progressivamente in ogni pagina e bollati in
ogni foglio dall'ufficio del registro delle imprese o da un notaio secondo
le disposizioni delle leggi speciali (att. 200).
L'ufficio del registro o il notaio deve dichiarare nell'ultima pagina dei
libri il numero dei fogli che li compongono (2710).
Art. 2216 Contenuto e vidimazione del libro giornale
Il libro giornale deve indicare giorno per giorno le operazioni relative
all'esercizio dell'impresa.
Articolo modificato dall'art. 8 della Legge 30 dicembre 1991, n. 413, e
poi così sostituito dall'art. 7 bis, Decr.Legge 10 giugno 1994, n. 357,
convertito con modificazioni dalla Legge 8 agosto 1994, n. 489 (vedere).
Art. 2217 Redazione dell'inventario
L'inventario deve redigersi all'inizio dell'esercizio dell'impresa e
successivamente ogni anno, e deve contenere l'indicazione e la valutazione
delle attività e delle passività relative all'impresa, nonché delle
attività e delle passività dell'imprenditore estranee alla medesima.
L'inventario si chiude con il bilancio e con il conto dei profitti e delle
perdite, il quale deve dimostrare con evidenza e verità gli utili
conseguiti o le perdite subite. Nelle valutazioni di bilancio
l'imprenditore deve attenersi ai criteri stabiliti per i bilanci delle
società per azioni, in quanto applicabili (2425).
L'inventario deve essere sottoscritto dall'imprenditore entro tre mesi dal
termine per la presentazione della dichiarazione dei redditi ai fini delle
imposte dirette.
(Comma modificato dall'art. 8 della Legge 30 dicembre 1991, n. 413, e
poi così sostituito dall'art. 7 bis, Decr.Legge 10 giugno 1994, n. 357,
convertito con modificazioni dalla Legge 8 agosto 1994, n. 489).
Art. 2218 Bollatura facoltativa
L'imprenditore può far bollare e vidimare nei modi indicati nell'art. 2215
gli altri libri da lui tenuti (2710).
Articolo modificato dall'art. 8 della Legge 30 dicembre 1991, n. 413, e
poi così sostituito dall'art. 7 bis, Decr.Legge 10 giugno 1994, n. 357,
convertito con modificazioni dalla Legge 8 agosto 1994, n. 489 .
Art. 2219 Tenuta della contabilità
Tutte le scritture devono essere tenute secondo le norme di un'ordinata
contabilità, senza spazi in bianco, senza interlinee e senza trasporti in
margine. Non vi si possono fare abrasioni e, se è necessaria qualche
cancellazione, questa deve eseguirsi in modo che le parole cancellate
siano leggibili (2710).
Art. 2220 Conservazione delle scritture contabili
Le scritture devono essere conservate per dieci anni dalla data
dell'ultima registrazione (2312).
Per lo stesso periodo devono conservarsi le fatture, le lettere e i
telegrammi ricevuti e le co pie delle fatture, delle lettere e dei
telegrammi spediti.
Le scritture e documenti di cui al presente articolo possono essere
conservati sotto forma di registrazioni su supporti di immagini, sempre
che le registrazioni corrispondano ai documenti e possano in ogni momento
essere rese leggibili con mezzi messi a disposizione dal soggetto che
utilizza detti supporti. (Comma aggiunto dall'art. 7 bis, Decr.Legge 10
giugno 1994, n. 357, convertito con modificazioni dalla Legge 8 agosto
1994, n. 489 )
§ 3 Dell'insolvenza
Art. 2221 Fallimento e concordato
preventivo
Gli imprenditori che esercitano un'attività commerciale, esclusi gli enti
pubblici e i piccoli imprenditori, sono soggetti, in caso d'insolvenza,
alle procedure del fallimento e del concordato preventivo, salve le
disposizioni delle leggi speciali.
INDICE
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