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Sotto Accusa La Direttiva UE Sull'IVA Nelle Transazioni On Line

7 Luglio 2003 Commenta

NEW YORK. L’Electronic Data Systems (EDS), societa’ americana attiva neiservizi IT, ha dichiarato tramite la sua portavoce Karen Myers che l’Iva cheverra’ praticata sul commercio elettronico in Europa dal 1° luglio sarebbesvantaggiosa per le aziende straniere. In particolare la Myers, parlandoalla Commissione per gli affari esteri del Senato, ha affermato che l’Unioneeuropea ha creato condizioni commerciali discriminatorie per le aziende noneuropee, spacciando le misure come un piano per uniformare il settore. Sullabase della recente Direttiva UE le societa’ straniere che effettuanoprestazioni on line nei confronti di privati consumatori residenti nella UE,saranno obbligate a identificarsi, ai fini Iva, in uno Stato della Comunita’Europea la cui scelta ricadra’ nel luogo in cui si realizza la primaoperazione tassabile.L’EDS crede pero’ che questo trattamento non faccia altro che distorceremaggiormente il mercato europeo, discriminando tutte quelle aziendestatunitensi che non hanno i mezzi tecnici per adeguarsi alle normative, chesecondo la Myers sarebbero anche in contrasto con le regole stabilite dallaWorld Trade Organization.Molto critica la posizione americana nei confronti della nuova Direttiva Ueentrata in vigore dal 1° luglio che modifica le norme in materia di IVA peri servizi di radiodiffusione e di televisione ed i servizi prestati tramitemezzi elettronici. In base a tale Direttiva, datata 7 maggio 2002, tutte leaziende che operano in Rete, anche quelle non residenti all’interno dellaUe, dovranno applicare l’Iva sulle transazioni digitali. Si tratta, inparticolare, di un’aliquota compresa tra il 15 e il 25% su alcune operazionieffettuabili via Internet, come scaricare musica o software, canoni diabbonamento mensili agli Internet service provider e su qualsiasi altroprodotto acquistato attraverso aste on line all’interno del blocco dei 15paesi della Ue.La dura presa di posizione della societa’ americana che riflette il pensierodi molti operatori d’oltreoceano e’ facilmente comprensibile in quanto unadelle ragioni che giustifica il notevole sviluppo del commercio elettroniconegli Stati Uniti rispetto ai paesi europei e’ rappresentato proprio dallatradizione liberista statunitense che tende, in ogni caso, a favorire ilcommercio in tutte le sue forme.Nell’ottobre del ’98, si ricorda, venne varata l’Internet tax freedom Act,una legge che bloccò – per tre anni – ogni tassa o nuova regolamentazionegovernativa sul commercio elettronico. Nella seconda sezione della legge,riassunta nel sito governativo del senato statunitense, si leggeva che “l’uniformita’, la semplicita’ e la correttezza sono necessarie per fare inmodo che la tassazione sull’attivita’ che si svolge in Rete, non finisca perrallentare l’espansione del commercio on line.”]]>

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